Gazzetta di Modena

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Scuola 2030

La storia di Alessandra: «Donare sangue è un atto di gratitudine, così mi hanno salvato»

di Viola Lucchini, Giulia Roda, Emma Cassanelli e Bianca Pezzuoli*
La storia di Alessandra: «Donare sangue è un atto di gratitudine, così mi hanno salvato»

La modenese è una donatrice da circa 15 anni: «Bello aiutare chi ha bisogno»

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MODENA. Donare è il più grande atto di amore. Ogni giorno, la donazione di sangue può rivelarsi un gesto determinante per la salvezza di migliaia di vite. È una semplice azione, che richiede pochi minuti, ma i suoi benefici sono immensi. Il sangue donato può fare la differenza tra la vita e la morte per chi si trova in una situazione di emergenza, per chi lotta contro malattie gravi o per chi sta affrontando un lungo percorso di cure.

È un messaggio che ci invita a riflettere sulla nostra responsabilità, sull’importanza di esserci, di dare, di non sottovalutare mai l’efficacia di un piccolo contributo, che unito a tanti altri, crea una rete di solidarietà potente. La testimonianza di Alessandra ci aiuta a comprendere il profondo valore di questo atto di generosità.

Da quanto tempo è donatrice? Qual è la sua storia?

«Mi chiamo Alessandra e sono donatrice da circa 15 anni. Ho intrapreso questo percorso nonostante la mia paura degli aghi; in passato, mi capitava addirittura di svenire ad ogni analisi del sangue. Tuttavia, la mia prospettiva è cambiata radicalmente dopo la nascita della mia seconda figlia. Durante il parto ho avuto un grave problema di salute e sono stata salvata grazie a 5 trasfusioni. È stata un’emergenza critica: quando i medici hanno rimosso la placenta, ho subito un’emorragia massiva, perdendo quasi due terzi del mio sangue. Nonostante le immediate trasfusioni, inizialmente il mio corpo faticava a metabolizzare il sangue ricevuto. Sono stata in prognosi riservata per due giorni senza poter vedere mia figlia. Un’esperienza così infausta porta a riflettere. I chirurghi che mi hanno assistito mi hanno riferito che si è trattato di un caso eccezionale. Da quel giorno, anche mio marito ha deciso di donare, seppur anche lui abbia molta paura dell’ago comprende l’incredibile importanza di questo gesto. Da allora, donare il sangue è diventato per me un atto di profonda gratitudine e consapevolezza: un piccolo gesto che può fare davvero la differenza».

Come funziona la donazione?

«La donazione del sangue dura una decina di minuti, durante i quali viene prelevato il sangue in una quantità limitata. Tuttavia, con il passare del tempo, sono diventata anemica, il che mi ha impedito di proseguire con la donazione di sangue intero. Per questo motivo, ho iniziato la plasmaferesi. In questa procedura, che dura più di un’ora, il sangue prelevato viene centrifugato per separare il plasma. Il sangue restante viene successivamente reinfuso nel corpo del donatore».

E quali benefici si possono riscontrare sia nel donatore che nel ricevente?

«Per i donatori, uno dei principali benefici è la possibilità di effettuare controlli periodici del sangue e altri esami tra cui l’elettrocardiogramma, ottenendo un check-up completo. Personalmente, provo una grande soddisfazione nel sapere di poter aiutare chi ne ha bisogno. Per quanto riguarda i riceventi, credo che la mia esperienza parli da sola: io sono qui grazie alle trasfusioni ricevute, quindi posso affermare con certezza che donare il sangue salva la vita».

Cosa direbbe ad un giovane che si sta approcciando per la prima volta alle donazioni?

«Direi che donare il sangue è un primo passo per diventare più altruisti e generosi verso il prossimo. A mio parere, si tratta di un’esperienza altamente educativa per i giovani. Io, per esempio, ho coinvolto le mie figlie, che una volta diventate maggiorenni hanno iniziato a donare. Per le donne in età fertile esistono alcune limitazioni; il plasma può essere donato ogni 60 giorni, mentre il sangue intero ogni 90. Pertanto, i tempi tra una donazione e l’altra si allungano, riducendo il numero complessivo delle donazioni. Il messaggio che vorrei trasmettere è che anche il piccolo può fare grande differenza e offrire un aiuto concreto a chi ne ha bisogno».

Cosa direbbe invece a chi è indeciso?

«Io consiglierei di provare, perché l’ambiente in cui si dona è accogliente e i volontari sono sempre pronti a coinvolgerti, sostenerti e aiutarti».

*studentesse del liceo Linguistico Muratori-S.Carlo, classe 5ª DL