Gazzetta di Modena

Modena

Scuola 2030

Mimmo, pizzaiolo da Michele: «Voglio tramandare questa arte»

di Diego Farella, Sofia Nolè, Francesco Silvestrini e Francesco Varrella*

	Mimmo, il pizzaiolo del locale Da Michele, con gli studenti delle Ferraris
Mimmo, il pizzaiolo del locale Da Michele, con gli studenti delle Ferraris

La passione l’ha spinto a lasciare la Puglia per trasferirsi a Modena

3 MINUTI DI LETTURA





MODENA. Quanti di voi, quando mangiano la pizza al trancio, si domandano la sua origine? Da autentici appassionati di pizza, noi ce lo siamo chiesti. Abbiamo consultato alcune fonti sul web e abbiamo scoperto che la pizza non ha un'origine comune per tutte le regioni d'Italia: ogni regione ha la sua variante che cambia da nord a sud e la sua storia è legata al territorio.

Simbolo del made in Italy

La pizza è un simbolo della cucina italiana, è amata in tutto il mondo per la sua capacità di combinare gusto, semplicità e convivialità. La sua prima attestazione è nel 1889 a Napoli: è stata inventata esclusivamente per la regina Margherita di Savoia e con il tempo si è evoluta fino a diventare cibo di strada. Ultimamente alcune pizzerie hanno trasformato la pizza tradizionale in un cibo rinomato, utilizzando ingredienti ricercati e di alta qualità, per soddisfare le esigenze di tutte le persone. Alcune pizzerie invece preferiscono mantenere intatta la tradizione e l’origine napoletana.

E’ il caso della “L’antica pizzeria da Michele” aperta da poco anche a Modena, definita da molti esperti come “il tempio sacro della pizza” perché vanta una lunga tradizione di maestri pizzaioli. Per l’occasione abbiamo intervistato Mimmo, il pizzaiolo di “Da Michele”, che ci ha raccontato com'è nata questa sua grande passione che si è poi tra formata in lavoro.

Come è partito tutto?

«La mia passione è nata da piccolissimo perché a casa avevamo un forno, uno di quelli antichi per fare pane e biscotti, ed io mi cimentavo in quest’arte che per me è la più bella, giocando mi divertivo».

Mimmo, la tua è una scelta professionale o legata ad una tradizione familiare?

«No, questa passione è nata da me, non vengo da una famiglia di pizzaioli da generazioni. All’età di quindici anni ho messo il primo piede in pizzeria in maniera casuale, niente di importante. La mia passione l’ho scoperta con il tempo e l’ho coltivata fino ad arrivare ad oggi. Ho imparato prima nella mia città, Taranto, poi ho preso un diploma professionale a Napoli dove ho frequentato diversi corsi». Hai mai pensato di cambiare lavoro?

«No, mai! Perché se fai un lavoro con passione ed amore, si dice che non lavori mai un giorno della tua vita. Io non mi sono mai stancato e continuo a divertirmi. Il bello del mio lavoro è anche il fatto che giriamo nelle varie sedi per le aperture. La nostra è una grande squadra. Sono qui perché abbiamo aperto da poco e ci hanno accolto in maniera calorosa».

Quanto dura la tua giornata lavorativa?

«Alle 10 del mattino siamo già in pizzeria, fino a mezzanotte. Ovviamente, i dipendenti rispettano delle turnazioni. Lavoriamo otto, nove ore suddivise in due tranche».

Qual è la pizza più strana che ti hanno richiesto?

«Quella capricciosa con l’aggiunta di ketchup».

Che differenza c’è tra una pizza tradizionale napoletana e quella che si mangia qui?

«Quella che si mangia qui è più una pizza al taglio, più secca. Invece la tradizione napoletana prevede una cottura veloce che non secca la pizza, anche se può non piacere a tutti».

Per concludere gli abbiamo chiesto qualche segreto per fare una buona pizza in casa. Ovviamente la ricetta è segreta, ci ha però suggerito che l’utilizzo di farine specifiche e di attrezzi adeguati rende il risultato soddisfacente. Naturalmente, con l’aggiunta del tempo e di molta pazienza, perché una buona pizza ha bisogno di lunghi tempi di lievitazione.

*studenti delle scuole medie Ferraris, classe 2F