Gazzetta di Modena

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Scuola 2030

Latino alle medie? Una proposta che fa discutere

di Camilla Perri*

	Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione
Giuseppe Valditara, ministro dell'Istruzione

Opinioni contrapposte sulla novità anticipata dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara

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MODENA. Una proposta che fa discutere In un’intervista al quotidiano “Il Giornale” dello scorso 15 gennaio, il Ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha annunciato alcune novità per la scuola italiana. Tra queste la proposta di introdurre il latino alle scuole medie. Si tratterebbe, a dirla tutta, di un ritorno al passato: il latino è sparito dai programmi della scuola media più di quarant'anni fa, nel 1978.

Sin da subito le dichiarazioni del ministro hanno suscitato reazioni contrastanti. Si è infatti acceso un dibattito tra chi difende il latino in nome della tradizione e chi lo ritiene una inutile perdita di tempo nel mondo attuale.

La situazione attuale

Oggi, il latino si studia solo nei licei, e nemmeno in tutti perché molti indirizzi lo hanno sostituito con materie ritenute più “vive e attuali”, ad esempio l’informatica. Quindi, a parte al liceo Classico, il latino si incontra solamente allo Scientifico ad indirizzo tradizionale, al Linguistico per i primi due anni e al liceo delle Scienze Umane. Secondo quanto riportato sul sito “Tecnica della scuola”, gli studenti nel cui programma scolastico è compreso il latino sono meno del 40%. Chi non sceglie un liceo non ha, conseguentemente, la possibilità di approfondire quella che è la radice principale della lingua italiana. Nel caso in cui la proposta del Ministro Valditara andasse in porto, a partire dall’anno scolastico 2026-2027, si potrebbe studiare il latino già dalla seconda media. Per lo studente che scegliesse di impararlo, il latino diventerebbe così una materia “curricolare”, cioè inserita nell’orario delle lezioni.

Partendo dal presupposto che l’insegnamento verrebbe affidato ai docenti di Italiano, questi riceverebbero un aggiornamento attraverso corsi per insegnare il latino in modo inclusivo e moderno.

Una voce a favore

La professoressa Roberta Dieci insegna Lingua e letteratura Latina al Liceo Sacro Cuore di Modena. Alla domanda se sia favorevole alla proposta del Ministro Valditara risponde affermativamente ma non esita a porre precise condizioni. Secondo la docente Dieci, il latino deve rivolgersi a coloro che pensano di intraprendere studi liceali o che almeno provino interesse verso la lingua. Pertanto, la scelta dello studio del latino alle medie dovrebbe avvenire su base volontaria. Tra l’altro, si tratta di una materia impegnativa, che richiede tempo e applicazione, oltre che una approfondita conoscenza dell’analisi logica e del periodo.

Uno sforzo che sarà ripagato, promette però la professoressa Dieci. «Il latino impone di uscire dagli schemi tradizionali, abituando lo studente a fare uso del ragionamento logico, ma anche della riflessione storica, letteraria e linguistica per raggiungere una traduzione efficace». Ecco perché bisogna superare l’idea che imparare il latino sia una perdita di tempo. Conclude la professoressa Dieci: «I benefici che il latino può dare sono diversi e comprendono l’abitudine alla riflessione, lo stimolo alla memoria e l’aumento della pazienza e della concentrazione, la capacità di risolvere i problemi (“problem solving”), attingendo a tutte le proprie conoscenze».

Una passione?

Nonostante le diffidenze di molti, c’è chi lo ama, come Giorgia Amati che ha ventuno anni e studia Lettere Classiche all’Università di Bologna. Il volto le si illumina quando racconta che la sua passione per il latino è nata alle scuole medie: «La professoressa di italiano ci lesse alcuni versi dell'Eneide nella versione originale in latino, scandendo in metrica: naturalmente non capii una parola, ma rimasi affascinata dal suono evocativo della lingua latina». Di fatto per Giorgia non ha, senso domandarsi se studiare il latino oggi sia utile: «Molte altre discipline hanno degli aspetti teorici» e lo studio non deve per forza avere un’utilità pratica. «Certamente, l’apprendimento del latino è impegnativo, a cominciare dalla traduzione il cui aspetto più difficile è quello di riuscire a comprendere modi di pensare oggi distanti da noi», riconosce Giorgia. Tuttavia, lo studio degli autori antichi può regalare allo studente di oggi pensieri su questioni senza tempo, da sempre care agli esseri umani, come per esempio le riflessioni di Seneca sull’amicizia e sul senso dell’esistenza, o di Cicerone sulla giustizia.

Diamogli una chance

«Lingua morta? No: silente». Queste le parole pronunciate dal professore Andrea Balbo, docente di Letteratura Latina dell’Università di Torino, definisce il latino in un articolo apparso sul Corriere della Sera del 20 hennaio scorso. Tutto sommato l’aggettivo pare essere azzeccato: se gli diamo la possibilità di parlarci, il latino può senza dubbio fornirci molti strumenti importanti per comprendere e interpretare il nostro futuro. E, nel frattempo, farci appassionare.

*studentessa della scuola media Ferraris, classe 2D