Gazzetta di Modena

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Scuola 2030

Lukudo da La Fratellanza al sogno delle Olimpiadi

di Cecilia Giacobazzi, Giada Sassetti, Alice Servadei, Chiara Schiros e Giulia Vaccari*

	L'azzurra Raphaela Lukudo punta alle Olimpiadi del 2028
L'azzurra Raphaela Lukudo punta alle Olimpiadi del 2028

L’azzurra vive e si allena a Modena: «Mi mancano cinque materie alla laurea magistrale»

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MODENA. «La Fratellanza è una società nata 150 anni fa per attività come ginnastica e scherma. Lo scopo primario è quello di far crescere i giovani attraverso l’ attività sportiva». Queste sono le parole di Gianni Ferraguti, vicepresidente della società La Fratellanza, una delle più rinomate e antiche realtà sportive, sia nel territorio modenese che a livello nazionale.

I numeri della società

Oggi conta circa ottocento atleti, tra maschi e femmine, ed è riconosciuta dalla Federazione italiana di atletica leggera. La società offre numerose attività rivolte a tutte le fasce d’età, dagli adulti ai bambini, spaziando dai progetti legati alla salute fino ai centri estivi. Fino al 2014, La Fratellanza era esclusivamente maschile, poiché l’attività femminile faceva capo alla Cittadella. Successivamente, si sono unite due realtà. I membri della società sono circa 30, suddivisi tra tecnici qualificati e persone che si occupano della manutenzione dell’impianto.

«Le attività proposte sono numerose e coinvolgono l’intera popolazione modenese, con un’attenzione particolare verso i giovani. Tra le tradizioni più longeve ci sono la corsa podistica nel giorno del Patrono, San Geminiano, il 31 gennaio, che si tiene da 51 anni, e l’iniziativa campestre dell’8 dicembre al Parco Ferrari, ereditata dalla Cittadella e portata avanti da 52 anni. In totale, durante l’anno, vengono organizzate dalle 30 alle 40 manifestazioni sportive per tutte le età». Oltre all’ambito sportivo, la società è attiva anche in progetti legati alla salute, nati durante il periodo del Covid.

«Agonismo da cancellare»

Un esempio è l’attività “Bim – Benessere in Movimento”, consigliata dai medici di base per favorire la ripresa motoria nelle persone che avevano avuto problemi legati al virus. Attualmente si portano avanti anche iniziative legate al diabete, in collaborazione con il centro di medicina dello sport e l’università. Lo sport, secondo Ferraguti, è uno strumento fondamentale per la crescita dei giovani, non solo dal punto di vista atletico ma anche sociale, poiché aiuta a sapersi organizzare con i vari impegni.

«Credo che l’agonismo sfrenato sia da cancellare – afferma – Un sano agonismo, invece, aiuta a migliorarsi e a sviluppare rispetto». Un esempio di sano agonismo è Raphaela Lukudo, atleta modenese classe 1994, ha rappresentato l’Italia in gare europee, mondiali e olimpiche, ma tutto è iniziato per caso in seconda media, grazie a una gara scolastica: «Non avevo mai fatto sport, eppure arrivai terza. I miei compagni mi convinsero ad allenarmi con loro. Così è iniziato tutto». A 15 anni arrivò la sua prima maglia azzurra. Negli anni ha corso soprattutto i 400 metri e le staffette, girando tra Modena, Roma, Parma e Londra.

L’esempio di Raphaela

Oggi è tornata a vivere e ad allenarsi a Modena: «Studio anche Scienze Motorie. Mi mancano cinque esami alla magistrale». Raphaela ha vissuto l’atletica con grande passione, ma anche con qualche rimpianto. «Ho fatto il liceo artistico e mi sarebbe piaciuto studiare arte, magari a Milano o Firenze. Ma lo sport non mi ha lasciato tempo. Tornassi indietro forse sperimenterei di più, ma sono comunque felice delle mie scelte».Dopo un lungo infortunio, si è operata nel settembre 2024 e oggi sta tornando a gareggiare. Il suo obiettivo? «Voglio provare ad arrivare alle Olimpiadi del 2028. Ho saltato le ultime per l’infortunio, ma non mollo».

Anche se l’ansia c’è, soprattutto nelle gare importanti, nelle staffette sente meno pressione: «Se sbagli, il peso è diviso in quattro. Ma allo stesso tempo ti diverti di più, perché sei parte di una squadra». Infine, confessa: «All’inizio mi allenavo quasi per obbligo, poi ho capito che era la mia strada. Le amiche di allora sono ancora nella mia vita. L’atletica mi ha tolto tanto tempo, ma mi ha dato tanto. La rifarei altre mille volte, senza dubbio».

*studentesse del liceo Corni, classe 3E