Gazzetta di Modena

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Scuola 2030

Rossana, la “prof” dei detenuti: «Bello vedere chi si mette in gioco»

di Salvatore Giammone, Alehandro Lusha, Susanna Maccaferri e Cecilia Pane*

	La docente insegna matematica (foto d'archivio)
La docente insegna matematica (foto d'archivio)

La docente Barone insegna matematica negli istituti penitenziari: «Offro un modello alternativo»

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MODENA. Tutti sappiamo come funziona la scuola normale, ma la scuola in carcere? Nessuno ne sa niente! Per scoprirlo, noi studenti dell’istituto comprensivo 1 di Modena abbiamo fatto un'intervista alla professoressa Rossana Barone, che da anni insegna matematica all’interno di istituti penitenziari. Lei ha delle classi che si trovano proprio dentro il carcere: incredibile, vero?

«Non l’ho scelto, mi è capitato»

La prof Barone è un'insegnante, un'educatrice che ha scelto di dedicare la propria vita al riscatto di chi ha sbagliato, offrendogli una seconda possibilità attraverso l'istruzione. «Diciamo che, in realtà, non l'ho scelto, ma mi è capitato», confessa con umiltà l'insegnante, rivelando come il destino l'abbia condotta verso questa missione inaspettata. In un contesto dove le relazioni umane sono spesso compromesse, l'insegnante si fa portatrice di un messaggio di fiducia e rispetto.

Spiega: «In carcere quello che più conta è la componente relazionale, su cui si basa tutto, al di là della didattica», e sottolinea così l'importanza di costruire un legame autentico con gli studenti. Le sfide sono molteplici, a partire dalle rigide procedure di sicurezza che scandiscono ogni momento della giornata.

«Un luogo di normalità»

«Io entro in carcere e devo lasciare tutto in macchina o comunque devo chiedere la chiave degli armadietti per posare cellulare, chiavi e tutto quello che potrebbe suonare sotto il metal detector, perché ogni mattina mi controllano. Non posso portare nulla all’interno del carcere se non libri e penne», ci racconta la professoressa Barone. L'aula scolastica diventa un luogo di normalità, dove i detenuti possono riscoprire il piacere dell'apprendimento e coltivare nuove aspirazioni. «La parte più gratificante dei risultati che riesco a ottenere è vedere rimettersi in gioco gente che non studia da tanti anni», spiega l'insegnante, con gli occhi che brillano di orgoglio.

«Io insegno matematica, che è un po' l'osso duro per tutti, ma nonostante le difficoltà riesco a ottenere risultati soddisfacenti. Ho notato, inoltre, che i miei studenti dimostrano un vivo interesse e una maggiore partecipazione durante i laboratori». L'obiettivo principale dell'insegnante è quello di fornire ai propri studenti gli strumenti per reinserirsi nella società dopo aver scontato la pena. Il rapporto con gli studenti è improntato al rispetto e alla fiducia reciproca: in un ambiente dove la disciplina è fondamentale, l'insegnante si fa portatrice di regole e valori positivi, offrendo ai detenuti un modello di comportamento alternativo».

«Sogno per loro un futuro migliore»

Le classi, divise per sesso e per tipologia di reato, creano un ambiente eterogeneo dove convivono studenti di età e provenienza diverse. «Le lezioni generalmente sono frontali, perché la mancanza di connessione a internet limita le possibilità di una didattica interattiva, ma io non mi arrendo e cerco di trovare soluzioni alternative per coinvolgere i miei studenti». La professoressa ci lascia un’importante testimonianza: «Nonostante le difficoltà, non ho mai avuto paura dei miei studenti, anzi ho imparato a conoscerli e a rispettarli, superando i pregiudizi e le etichette». Tra le storie di successo, ricorda con orgoglio gli studenti che hanno conseguito il diploma in carcere, dimostrando che il riscatto è possibile, e aggiunge: «Il mio sogno più grande è che i miei studenti possano avere un futuro migliore dopo aver scontato la pena», conclude con queste parole l’intervista. La professoressa Rossana Barone si fa portatrice di speranza in un luogo dove la speranza sembra perduta, offrendo ai detenuti una seconda possibilità per ricostruire la propria vita e riappropriarsi del proprio futuro.

*studenti della scuola media Cavour, classe 2D