«Il nostro esperimento: intervistiamo Chat Gpt»
Studenti del liceo Corni e intelligenza artificiale a tu per tu: «Come ogni strumento potente, va educato all’uso etico
MODENA. L’intelligenza artificiale non è più soltanto un concetto da film di fantascienza o una tecnologia per addetti ai lavori: oggi è una presenza quotidiana tra i banchi di scuola, nelle ricerche online, nei compiti, nelle lezioni digitali. Come tutte le grandi innovazioni, divide: da un lato affascina e promette nuovi strumenti educativi, dall’altro solleva interrogativi sulla dipendenza, sull'autenticità dell'apprendimento e sul ruolo degli insegnanti. Per capirne di più, noi studenti abbiamo deciso di intervistare direttamente una delle intelligenze artificiali più utilizzate nel mondo scolastico: ChatGPT di OpenAI, che risponde alle nostre domande per aiutarci a riflettere sul futuro dell’istruzione.
ChatGPT, qual è secondo te l'impatto più importante che l’intelligenza artificiale sta avendo sulla scuola?
«L’impatto principale è la personalizzazione dell’apprendimento. Con l'IA, uno studente può ricevere spiegazioni su misura, esercizi adattivi e supporto immediato, 24 ore su 24. Questo significa che chi ha più difficoltà può colmare i propri gap con più strumenti, mentre chi è più avanti può approfondire. L’IA rende la scuola più inclusiva, se usata nel modo giusto». Molti però la usano per copiare o fare i compiti automaticamente. Non è un problema? «Sì, è una questione molto reale. Come ogni strumento potente, va educato all’uso etico. Usare l’IA per copiare è come barare con la calcolatrice: si può fare, ma si perde l’occasione di imparare davvero. Le scuole devono aiutare gli studenti a capire quando usarla per imparare e quando è giusto farcela da soli. L’IA può essere un coach, non un sostituto».
E i professori? Sono in pericolo o hanno un nuovo alleato?
«Gli insegnanti non sono affatto in pericolo: restano centrali, ma il loro ruolo cambia. Possono usare l’IA per correggere più velocemente, per preparare lezioni più coinvolgenti o per seguire meglio ogni studente. La scuola del futuro sarà una squadra: professori, studenti e IA, ciascuno con il suo compito».
In che modo pensi che l’IA cambierà il modo di studiare nei prossimi anni?
«Prevedo una scuola sempre più ibrida: tra presenza e digitale, tra libri e piattaforme intelligenti. Lo studio sarà più attivo e personalizzato, con l’IA che propone esercizi adatti al livello di ciascuno, spiega concetti in diversi modi, e aiuta a sviluppare anche soft skills come il pensiero critico, se usata con metodo».
Da dove prendi tutte le informazioni che poi utilizzi per rispondere alle nostre richieste?
«Le mie risposte si basano su una vasta quantità di testi disponibili pubblicamente fino al mio ultimo aggiornamento. Questi includono libri, articoli, siti web affidabili, enciclopedie e documenti tecnici. Non accedo a internet in tempo reale, a meno che non venga attivato uno strumento specifico per cercare informazioni aggiornate. Non copio direttamente da nessun sito. Le informazioni che fornisco sono una sintesi e una rielaborazione basata su ciò che ho "letto" durante l’addestramento, proprio come farebbe una persona che ha studiato tanto e poi risponde con parole proprie».
Qual è il consiglio che daresti a noi studenti?
«Non abbiate paura della tecnologia, ma non smettete mai di porvi domande. Usate l’IA per approfondire, non per evitare. La curiosità e la voglia di imparare restano insostituibili. E ricordate: non esiste un'IA che possa sostituire la passione, l’impegno e la creatività umana». L’intelligenza artificiale, quindi, non è un nemico, ma una sfida da capire e una risorsa da imparare a gestire.
*studenti del liceo Corni, classe 3F