L’odissea di Ciro da Napoli a Modena: «Docente precario sempre in treno»
Insegna al Corni e frequenta al sabato un’università partenopea
MODENA. «Il mio sogno percorre i binari della tratta Bologna-Napoli centrale quasi ogni settimana. Nel weekend, dopo una settimana di lezioni, vado a Napoli per l'università. Il mio sogno è diventare un docente a tempo pieno, ma questi binari non seguono una linea retta e il punto d’arrivo sembra non avvicinarsi mai».
Questa è la storia e questo è il pensiero attuale di Ciro Guarino, docente supplente di italiano e storia all’istituto superiore Corni di Modena. In Italia, l’insegnamento è spesso raccontato come una missione. Ma per migliaia di giovani docenti delle scuole superiori, più che una missione piacevole diventa un’avventura incerta, spesso instabile, mal retribuita e priva di prospettive certe. La precarietà nel mondo della scuola non è una novità e sta alimentando frustrazione, fuga dal mestiere e un senso diffuso di abbandono da parte delle istituzioni.
La carica dei 160mila contratti a termine
Nel solo anno scolastico 2024/2025, secondo il Ministero dell’Istruzione e del Merito 160mila insegnanti sono stati assunti con contratti a termine. Di questi, una buona fetta copre cattedre che da anni risultano vacanti. Il motivo? La lentezza dei concorsi, la complessità delle procedure di abilitazione, e una cronica mancanza di programmazione. Il risultato è un turnover continuo che incide sulla qualità dell’insegnamento e sulla serenità degli stessi studenti.
Chi aspira a diventare docente a tempo indeterminato deve affrontare un percorso ad ostacoli: laurea magistrale, 24 cfu (fino al 2024), percorsi abilitanti, concorsi ordinari e straordinari, spesso con bandi poco chiari e tempi di correzione lunghissimi. Nel frattempo, l’unica via per “entrare in classe” è la supplenza, che può durare qualche giorno o un intero anno, con contratti spesso poco chiari e improvvisati.
La scelta del treno
La precarietà lavorativa ha un impatto diretto sulla vita privata dei docenti: trasferimenti continui da una provincia all’altra senza sape re precisamente per quanto tempo bisognerà restare in zona, difficoltà a mettere su famiglia e soprattutto tanto stress dovuto a una vita sempre incerta. I governi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno annunciato piani per stabilizzare migliaia di insegnanti, ma spesso le riforme si sono arenate o sono risultate inefficaci. I nuovi percorsi abilitanti promessi dal Pnrr (Piano nazionale ripresa resilienza), ad esempio, stanno accumulando ritardi e dubbi sulla reale capacità di assorbire il precariato. In alcuni casi sono proprio questi corsi abilitanti a peggiorare le situazioni dei docenti.
Questo è il caso del prof. Guarino che dopo aver ricevuto il contratto a fine ottobre 2024, ha insegnato in varie classi dell’istituto per diversi mesi. A marzo gli si è presentata l’occasione di partecipare a uno di questi corsi di abilitazione presso un’università telematica nella sede di Napoli e, per sperare di ottenere una cattedra più sicura in futuro, si è iscritto. Questo però lo costringe a presentarsi alle lezioni in sede e quindi a dover prendere un treno quasi ogni fine settimana.
Il sogno di dormire
Il giovane professore infatti, ci dice che «oltre alle lezioni a distanza in sincrono, nel calendario sono previste fasi di tirocinio indiretto, da svolgere obbligatoriamente in presenza o il sabato o la domenica, di solito dalle 8.30 fino alle 19.30. Ciò comporta che o sono costretto a chiedere un giorno di permesso per il sabato, visto che lavoro a scuola per due ore, o prendere il treno subito dopo per poi risalire a Modena con l'ultimo treno ad alta velocità disponibile (alle 19 e 20), perdere un'ora del corso che pesa come assenza sul computo totale, arrivare a casa verso l'una di notte e prepararsi ad una sveglia il giorno dopo che suona alle 7 in punto», sottolinea.
Questo incide sulla vita del professore poiché ha un peso economico ingente e determina una condizione stressante e faticosa difficile da sostenere. Chiaramente, sarebbe stato molto più comodo frequentare un corso in un’università più vicina a Modena ma come sottolinea il professore, «i posti erogati per i corsi abilitanti sono molto esigui: si parla anche di soli 10 posti per la mia classe di concorso nelle università statali di Bologna e Parma, nessuno in quella di Modena e Reggio, e qualche briciolo in più in quella di Ferrara. Per entrare in graduatoria contano tanto gli anni di servizio e i titoli accumulati e io, essendo ai primi anni di esperienza, avevo poche speranze di rientrarvi».
Il nodo del contratto
Inoltre, per quanto riguarda il proprio contratto il professore Ciro Guarino ci racconta che «inizialmente il mio contratto prevedeva una supplenza per un periodo breve, fino al 26 aprile. Qualche giorno prima della scadenza mi hanno avvisato che avrei ricevuto un altro incarico della durata di tre giorni, dal 28 al 30 aprile, per una questione prettamente burocratica. Soltanto dopo una mia ulteriore chiamata alla segreteria in questi ultimi giorni di aprile, ho capito che avrei mantenuto io il posto vacante, con un altro incarico ancora dal 1° maggio al 6 giugno.
Contratto che poi mi verrà prorogato ancora per tutta la durata utile degli scrutini. Questo ha sempre comportato fin dall'inizio un lungo ritardo nel ricevere lo stipendio, soprattutto nel primo periodo, tanto che lavorando da fine ottobre, ho ricevuto il primo ordine di pagamento a gennaio inoltrato».
Questione di dignità
La precarietà nella scuola non è solo un problema contrattuale: è una questione di dignità, di futuro e di qualità del sistema educativo. Riformare il reclutamento, rendere più rapidi ed equi i concorsi, garantire percorsi abilitanti accessibili e continui sono passi necessari per costruire una scuola in cui chi insegna non debba più vivere nell’incertezza. Ricordiamoci che i professori formando i giovani ragazzi stanno formando il futuro della società per cui meritano di lavorare nelle giuste condizioni. Ma finché i nuovi docenti continueranno a essere precari, anche il futuro della scuola italiana resterà incerto.
*studenti della classe 3F, liceo Corni, indirizzo Scienze applicate
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