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Davide Costi e lo sport come rinascita: «Conta solo la voglia di mettersi in gioco»

di Jacopo Gagliardi, Tommaso Orlandi, Ayat Tennich, Denise Faruolo e Vato Buadze*

	Davide Costi con gli studenti che lo hanno intervistato
Davide Costi con gli studenti che lo hanno intervistato

La stella del Pentamodena ha sfidato Kobe Bryant: «Date il massimo in ogni allenamento e in ogni gara»

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MODENA. Abbiamo intervistato l’atleta di scherma paralimpica Davide Costi, campione modenese 48enne reduce da un terzo posto ai campionati italiani e da una medaglia di bronzo nella prova mondiale di Orange, in Francia.

Perché hai iniziato a tirare di scherma?

«Durante la riabilitazione post incidente, mi hanno fatto provare diversi sport paralimpici e la scherma era uno di quelli che mi aveva maggiormente impressionato. Non appena c'è stata la possibilità di creare a Modena una divisione paralimpica ho accettato con entusiasmo la sfida e da fine 2018 la scherma è diventata il mio sport principale».

Chi ti ha aiutato e incoraggiato?

«In questo percorso sono stato aiutato dall’Inail (Istituto Nazionale per l'Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) che ha fornito le carrozzine da scherma e le pedane paralimpiche e dai maestri di scherma del Pentamodena che mi hanno insegnato l'uso della spada, oltre ovviamente agli altri atleti che si sono prestati e si prestano tuttora a tirare da seduti sulla pedana paralimpica».

Hai incontrato difficoltà? Quali?

«Io le chiamo sfide più che difficoltà, nel senso che all'inizio è tutto nuovo e hai paura di non farcela o di non riuscire. Sono tante prove che devi superare (imparare ad usare la spada, memorizzare le regole della scherma paralimpica, caricare e scaricare la carrozzina da scherma dall'auto ecc.) ma alla fine l'unica cosa che conta è la voglia di mettersi in gioco, di migliorare. Per fare questo devi allenarti con costanza, dedizione e tanta fatica».

Vieni trattato diversamente per via della tua disabilità?

«Assolutamente no, e se all'inizio magari sembrava “strano” ai normodotati tirare seduti in carrozzina, adesso credo sia una cosa normale».

Quali sono le differenze tra la scherma tradizionale e quella paralimpica?

«Quella più evidente è che nella scherma paralimpica si tira da seduti mentre in quella tradizionale si tira in piedi, poi c’ è la questione del bersaglio valido. Nella spada tradizionale tutto il corpo, maschera compresa, è bersaglio valido mentre nella spada paralimpica il bersaglio valido è dalla cintura in su maschera compresa. (C'è una parannanza che isola dalla vita in giù per cui se si colpisce al di sotto della cintura non si accende nessuna luce). Per il resto le regole sono le medesime».

Quante sono state le tue vittorie? 

«Ho vinto un campionato italiano, ho fatto due secondi posti e due terzi posti. Ho vinto anche diverse gare nazionali. Ho partecipato ai campionati europei e ai mondiali di Terni».

Chi è stato il tuo idolo?

«Prima dell'incidente ho giocato per tanti anni a basket e ho avuto la fortuna da ragazzino di giocare contro Kobe Bryant, quindi scelgo lui come riferimento. Il suo motto era: “Perseveranza e dedizione guardando sempre avanti, dando il massimo in ogni allenamento e in ogni gara”».

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