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Maria Luisa dalla Sicilia a Modena: «Così sono diventata pallavolista»

di Mark Ryan Bacay, Andrea Rossi, Davide Magnani e Lambert Owusu*

	L'ex pallavolista Maria Luisa Cammarata
L'ex pallavolista Maria Luisa Cammarata

L’ex atleta Cammarata si racconta agli studenti: «L’adrenalina si trasforma in una fortissima grinta»

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MODENA. «Mio zio mi ha aperto la strada a questo mondo…». Così è iniziata la nostra intervista ad una ex giocatrice di volley, Maria Luisa Cammarata, arrivata alla Serie A in tempi più o meno recenti, che ha deciso di raccontarci la sua carriera pallavolistica.

La passione in famiglia

«Originariamente un mio zio materno, molto appassionato di pallavolo, ha iniziato a portarmi agli allenamenti della squadra di San Cataldo chiamata Nike, quando avevo appena 8 anni, poiché aveva notato che ero molto veloce e scattante, una cosa non troppo comune quando si è così piccoli». Luisa viveva ancora in Sicilia, suo originario luogo di nascita, quando con la sua squadra giovanile, a 12 anni, venne mandata in Serie B. «A 15 anni arrivai a Modena completamente da sola, per migliorare la mia vita, dati i momenti di crisi economica in Sicilia», riuscendo nel suo intento non poco tempo dopo.

«Il mio ruolo è sempre stato quello di palleggiatrice, non ho mai cambiato! Poi, verso il termine della mia carriera, ho allenato le ragazze più giovani». Ci ha detto anche di essere stata una grande tifosa del Modena, oltre che giocatrice. Ci ha ovviamente raccontato come è disputare una partita a quei livelli: «Il momento prima del gioco è in assoluto la parte che mette più ansia, proprio allora deve avvenire un enorme sfogo di adrenalina, che si trasforma in una fortissima grinta, che permette di affrontare a testa alta le avversarie».

«Gioco ancora, ma solo per divertimento»

In seguito ci ha parlato dei suoi genitori, di come la pensavano circa il suo sport, dell’impegno che doveva metterci. «A parere loro è stato molto faticoso, quanto meno nella parte di età giovanile, perché portare ogni sabato la propria figlia in una città diversa richiede notevole impegno, ma era comunque bellissimo per loro potermi vedere giocare a quei livelli», sottolinea.

A 30 anni, nel 2004, Luisa ha lasciato il mondo della pallavolo per dedicarsi pienamente al suo impiego a Milano, dove lavora tutt’oggi, per aiutare le persone a trovare un impiego psicologicamente adatto a loro, in un’ azienda chiamata GiGroup. «Però da poco ho ripreso nuovamente a giocare, ma solo per divertimento! Per essere precisi, dopo che mio figlio Andrea ha deciso, proprio come me, di intraprendere la strada della pallavolo, portandosi dietro una generazione».

Adesso Maria Luisa vive ancora a Modena e, dopo la nascita del suo primo figlio, anche il resto della famiglia di sette membri, si è trasferita all’ombra della Ghirlandina.

*studenti delle scuole medie San Carlo, classe 2E