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Che fine fanno i nostri rifiuti? Il tour degli studenti all’interno del termovalorizzatore di Hera

di Simona Bonacini, Daniele Fabbri, Alberto Siniscalchi e Annachiara Olivari
Che fine fanno i nostri rifiuti? Il tour degli studenti all’interno del termovalorizzatore di Hera

Così lavora l’impianto di via Cavazza a Modena: il sistema è un esempio di economia circolare

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MODENA. Oggi il cielo è grigio, ma sicuramente non a causa del fumo che esce dalla ciminiera del termovalorizzatore di Modena. Infatti, la quantità di polveri inquinanti rilasciate nell’ambiente dal termovalorizzatore per lo smaltimento dei rifiuti indifferenziati di Modena e provincia, che si trova in via Cavazza 45, è pari a uno su un milione di particelle di volume. La virtuosità di questo impianto consiste anche nel fatto di essere in un comparto multifunzionale, l’Area 2, che comprende anche l’impianto di depurazione delle acque fognarie e reflue biologico oltre ad un depuratore chimico fisico. Il sistema è un esempio di economia circolare. Infatti, i due impianti – termovalorizzatore dei rifiuti solidi urbani e depuratore delle acque reflue – si sostengono a vicenda: il primo produce energia che viene utilizzata anche per l’impianto di depurazione e il depuratore fornisce acqua ‘ripulita’ che può essere utilizzata per i sistemi di raffreddamento dell’impianto.

La visita
La visita al termovalorizzatore è stata condotta dal responsabile dell’impianto, Enzo Borri: «È stato il secondo in Emilia-Romagna a essere costruito: quello attuale; infatti, sorge sulla struttura di un impianto preesistente ed è in funzione dal 2009. Vengono smaltite oltre 600 tonnellate di rifiuti portate da più di 100 camion. L’impianto di smaltimento serve circa 690mila abitanti su un territorio di 2.600 chilometri quadrati. I rifiuti che per legge devono essere inceneriti sono i rifiuti provenienti dalle nostre abitazioni, da alcune industrie e gli scarti residui della raccolta differenziata. Tutti i camion all’ingresso sono sottoposti a controlli, quali la pesatura e il livello di radioattività, oltre a controlli relativi alla accettabilità dei rifiuti che trasportano». Innanzitutto, abbiamo assistito alle operazioni di scarico dei rifiuti dai camion alle fosse, poi abbiamo visitato la sala di controllo, piena di monitor che controllano i dati aggiornati ogni mezzo secondo delle 5mila apparecchiature coinvolte nel processo di smaltimento dei rifiuti. In uno spazio più appartato opera il gruista, che manovra un potente carroponte con cui sposta i rifiuti dalle fosse alla camera di combustione. Ogni presa è da circa 5mila chili. Abbiamo proseguito la visita nel cuore dell’impianto: le camere che ospitano i forni a griglia mobile. I rifiuti vengono bruciati a più di 850 gradi in modo che dal volume iniziale ne rimanga il 10%. Il calore proveniente dalla combustione attiva il generatore di vapore il quale a sua volta mette in moto una turbina che esegue 5.300 giri al minuto ed è collegata all’alternatore per la produzione di energia elettrica. I fumi, invece, passano attraverso quattro apparecchiature per la loro purificazione: catalizzatore sncr, elettrofiltro, reattore con filtro a maniche, catalizzatore denox e il ventilatore esaustore. Il primo abbatte gli ossidi di azoto, il secondo trattiene le ceneri caricandole elettrostaticamente e facendole attaccare alle pareti delle piastre per poi stoccarle in un silo di raccolta. Le maniche del terzo secondo sono “calze” piene di carbone attivo per l'eliminazione metalli pesanti e di bicarbonato di sodio per l’eliminazione degli acidi. Infine, il ventilatore esaustore manda i fumi depurati al catalizzatore denox e al camino. I fumi partono con temperatura di 900 gradi circa e dopo aver raggiunto gli 80 metri di altezza hanno una temperatura di 130 gradi. La pressione di spinta del ventilatore esaustore fa in modo che il residuo di fumi e vapore acqueo salga, cosicché le microscopiche particelle inquinanti si disperdano nelle correnti in quota. Gli scarti di questo processo sono ceneri, che possono essere utilizzate, in parte, nella industria del cemento, o smaltite e recuperate in impianti di trattamento dedicati. Il termovalorizzatore, oltre a smaltire correttamente i rifiuti, produce tanta energia elettrica, che viene messa a servizio della comunità. In media vengono prodotti circa 17,5 megawatt all’ora e di questi solo il 10% viene riutilizzato dal sistema del termovalorizzatore, il restante è impiegato dal sistema di depurazione delle acque sotto forma di calore e in ultimo inserito nella rete elettrica cittadina. Questo sistema consente di risparmiare 21mila tonnellate di petrolio all’anno ed evita la produzione di 70mila tonnellate di CO2 rispetto a una centrale elettrica tradizionale. Con questi sistemi si riescono a smaltire grandi quantità di rifiuti a vantaggio dell’economia, della salute e dell’ambiente. «Inizialmente i sistemi di controllo dell’inquinamento prodotto dagli impianti di depurazione delle acque reflue urbane non erano avanzati come ora, quindi si creava, nelle vicinanze, un laghetto abitato da pesci alimentato dalle acque in uscita dal depuratore. Dopo quasi vent’anni la popolazione ittica del laghetto continua a prosperare, conclude Borri.

*studenti della classe 5A del liceo Muratori-San Carlo (anno scolastico 2024-25)