No al telefono in classe, gli studenti: «Il divieto è un passo indietro, ma c’è più attenzione»
La riflessione tra i giovani degli istituti Selmi e Corni sul tema “caldo”
MODENA. Divieto dei telefoni a scuola: cosa ne pensano gli studenti? «Si tratta di una legge limitante, il mondo di oggi è digitale e il divieto al posto della sensibilizzazione all’utilizzo è un gran passo indietro». Davanti alla recente promulgazione della nuova legge che vieta l’uso dei telefoni cellulari nelle scuole italiane, molti studenti esprimono animatamente il desiderio di far sentire la propria voce: nel modo più sincero possibile, alcuni alunni del liceo Selmi e Corni di Modena aprono le danze ad un dibattito bollente.
Tra responsabilità e autogestione
L’idea generale è cristallina: «È lecito che il telefono venga proibito nei momenti di lezione, in quanto l’assenza di quest’ultimo favorisce una maggiore concentrazione, una partecipazione più attiva e una riduzione notevole delle distrazioni a disposizione». Tuttavia, «il fatto di prestare attenzione è sempre personale e, indipendentemente dall’avere il cellulare, è una scelta che ognuno fa per sé e soprattutto una responsabilità che ci si prende, a costo di lavorare maggiormente a casa o a scuola».
Secondo l’opinione comune, le parole responsabilità e autogestione sono importanti da considerare quando si fa riferimento all’uso dei dispositivi: «Ogni studente, soprattutto delle superiori, deve poter essere ritenuto responsabile di se stesso nell’uso del cellulare, si chiama educazione all’autogestione. Se così non fosse, allora la scuola dovrebbe aiutarci a essere coscienziosi nell’utilizzo del telefono e dei dispositivi mediatici, evitando di imporre come prima misura una proibizione».
«Inaccettabile per ricreazione e cambi d’ora»
Gli intervistati sono tutti d’accordo nel constatare che «è inaccettabile il fatto di non consentirne l’uso nemmeno durante i momenti di ricreazione e i cambi d’ora, soprattutto se si hanno emergenze immediate o necessità di comunicare con genitori, parenti o amici» e in relazione a questo sottolineano che «è difficile socializzare con i propri amici se si trovano in classi diverse e non c’è opportunità, in pochi minuti, di trovare un punto di ritrovo mediante un messaggio o una chiamata».
Proseguendo il discorso, gli intervistati parlano a nome della maggioranza degli studenti quando dicono che «la legge è stata creata anche a scopo di favorire l’integrazione sociale e la socializzazione e ne siamo al corrente», ma evidenziano che «togliere il telefono non vuol dire aiutare chi è più timido; chi desiderava socializzare e stare con gli altri poteva benissimo farlo anche con il telefono. È invece è uno svantaggio per chi desidera stare in solitudine o preferisce passare il tempo in altri modi».
«I prof sono più severi»
Tra gli studenti interpellati, molti ritengono che «la misura adottata non sia necessaria nell’immediato, poiché l’epidemia dei telefoni non è prioritaria, in quanto viviamo in un’era digitale, e inoltre ci sono problemi attuali molto più gravi che affliggono le scuole come l’assenza di professori, l’igiene e il riscaldamento». Le richieste di un migliore apprendimento e una costanza nel metodo sono alla base delle constatazioni e dei commenti degli intervistati: «Negli ultimi anni molti dei nostri insegnanti hanno frequentato dei corsi di formazione per la didattica digitale e grazie a questo le lezioni erano più coinvolgenti, interattive, meno pesanti e, volendo, anche divertenti, sia per noi che per loro; è una situazione limitante per tutti».
Infine, ciò che emerge dai dati raccolti in queste prime settimane è «un cambiamento nel comportamento dei professori, la cui severità nei confronti degli studenti per la questione del divieto è aumentata dopo la promulgazione della legge».
*studentessa del liceo Selmi, classe 5G
