Gazzetta di Modena

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Scuola 2030

Dalla Guinea all’Italia a piedi, la storia di Sylla Fode: «Modena è stata la mia rinascita»

Rebecca Falco Lenzi e Desirée Marseglia*

	Sylla Fode insieme agli studenti-giornalisti del Sigonio
Sylla Fode insieme agli studenti-giornalisti del Sigonio

Il viaggio del giovane nel deserto fino allo sbarco a Lampedusa: «Ho temuto più volte per la mia vita ed è grazie a Dio se ora sono qua. La fede è stata la mia ancora»

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MODENA. «A volte mi sento il più sfortunato del mondo, ma qui a Modena sono stato molto, molto fortunato». Queste sono le parole di Sylla Fode, un ragazzo guineano di 19 anni, arrivato in Italia solo due anni fa dall’Africa. Grazie a un incontro fortuito avvenuto all'autostazione di Modena, Fode diventa amico di un ragazzo modenese: David Leone Gemes. E i due diventano inseparabili.

La storia

Una volta raggiunta la maggiore età Fode deve lasciare la comunità minorile e viene accolto dalla famiglia di David. Fin quando don Andrea, parroco di Santa Rita a Modena, non gli offre un alloggio. La mamma di David, Marilena Ravetto, lo sostiene fin dall’inizio e grazie all’aiuto di altre persone riesce a trovare un lavoro per Fode: prima in lavanderia e poi come addetto. Ora Fode lavora e riesce anche ad andare a scuola facendo le serali all’Istituto Barozzi. Grazie all’affetto di questa famiglia, Fode è riuscito ad integrarsi nella realtà modenese diventandone un membro. Ora Fode in Italia ha una famiglia, degli amici, lavora e studia, ma prima di avere tutto questo ha affrontato e sacrificato molto. La sua infanzia in Guinea non è stata facile. Rimasto orfano a 13 anni, la sua famiglia sono le sue due sorelle: Madina di 15 anni e Mariame di 13 anni, che ha dovuto lasciare in Guinea e che adesso vivono con la zia. Nonostante le complicazioni Fode ricorda: «Il tempo passato in Guinea è stato molto prezioso, perché ho imparato molte cose da solo, come prendermi cura delle mie sorelline e di essere responsabile per la mia famiglia».

Il viaggio

Il suo viaggio è iniziato il 22 dicembre 2022, a 16 anni, ha camminato insieme ad altri compagni di viaggio dalla Guinea fino al Mali. Durante questa camminata nel deserto, oltre alla stanchezza e la fame, persone legate alle mafie africane li hanno raggiunti, derubati, minacciati e hanno puntato una pistola alla testa di Fode. «In quel momento – continua il giovane – ho temuto per la mia vita e mi sono sentito salvato da Dio, è grazie a Dio se ora sono qua». Da quel giorno la sua fede è stata l’ancora del suo viaggio.  Una volta arrivati in Mali, lui e i suoi compagni di viaggio hanno ottenuto un passaggio per Algeria, terra in cui gli stranieri non hanno alcun diritto e molto spesso il lavoro non è retribuito. Ed è stato in questo territorio che Fode è stato spesso aggredito. «La prima città in cui sono arrivato si chiama Borge e poiché non avevo soldi mi sono messo al lavoro – continua il racconto – una volta ottenuto un po’ denaro mi sono poi spostato a Dra, insieme ai miei compagni di viaggio dove ci hanno requisito l’automobile e abbiamo dovuto continuare il viaggio a piedi». «A piedi nel deserto è facile perdersi e per orientarsi seguivamo la luce che supponevamo ci portasse alla città più vicina», racconta. Il giovane veniva accompagnato da una persona considerata “grande” che era la loro guida e che si prendeva cura di lui in quanto minorenne. 

Le difficoltà

«A un certo punto – ricorda – uno del gruppo si è fatto male a una caviglia, accasciandosi a terra chiedendo aiuto. Nessuno ha prestato soccorso perché sapevamo che la sorte di chi non riusciva più a camminare nel deserto era la morte. L’unico a fermarmi sono stato io, non potevo lasciare una vita in quel modo: l’ho caricato sulle sue spalle, anche se il mio “Grande” mi aveva detto di non farlo perchè rischiavo di perdermi e quindi rischiavo anche la mia stessa vita». E così è stato: «Ci siamo perso e abbiamo dovuto continuare il viaggio da soli». Tuttora Fode ritiene che uno dei motivi grazie al quale è riuscito ad arrivare in Italia è la preghiera di quel ragazzo e del suo “Grande”. «Mentre eravamo quasi arrivati alla città – aggiunge – dei poliziotti algerini ci hanno derubati prendendoci cellulare e soldi. Solo alle 6 del mattino, siamo riusciti a prendere una sorta di taxi ed a raggiungere gli altri e il mio grande». Fode continua descrivere il suo viaggio: «Ci trovavamo ad Orano, la capitale economica dell’Algeria, da lì dovevamo prendere il treno per andare ad Algeri, mentre andavamo alla stazione venimmo picchiati e venne rubato tutto il cibo. Però nonostante questo siamo riusciti ad arrivare ad Algeri. Da Algeri, abbiamo camminato fino al confine con la Tunisia: c’è stato un momento in cui ho pensato di non farcela e di tornare indietro, perché ero stremato e infreddolito, ma fu il mio Grande a convincermi a rimanere, facendomi pensare a tutta la strada che avevamo fatto e alla motivazione per cui eravamo partiti». Sono arrivati in Tunisia a gennaio 2023: lì Fode ha dovuto fare lavori di tutti i tipi per riuscire a guadagnare i 3000 dinari necessari per salire sulla barca. Quella barca dove Fode vide morire tante persone davanti a lui.

L’arrivo in Italia e la rinascita

Il 9 marzo 2023 Fode è riuscito ad arrivare in Italia, a Lampedusa nello specifico, dopo la tanto agognata attraversata del mar Mediterraneo a bordo di una barca. Un viaggio che il giovane ha impresso in maniera indelebile nella propria memoria, per via delle terribili condizioni con cui arrivarono sulle coste italiane. Successivamente, il giovane è riuscito ad arrivare nella comunità minorile di Modena. Gli altri del suo gruppo sono andati in Francia perché avevano difficoltà con la lingua italiana, Fode invece è voluto restare in Italia e imparare la lingua: proprio in comunità è riuscito a prendere il diploma di terza media ed era il «primo della classe in italiano». Quando è arrivato in Italia era contento, soddisfatto di essere riuscito ad arrivare, e non vedeva l’ora di poter realizzare i suoi sogni. Fode non usciva mai dalla comunità, però un giorno un suo compagno lo convinse a fare un giro nel centro di Modena; qui per caso ha trovato quella persona che, come detto, gli ha cambiato la vita: David Leone Gemes.
Il suo sogno da piccolo era quello di fare il calciatore, ma ad oggi pensa che non sia più possibile perché sente una grande responsabilità nei confronti delle sorelle, e il suo obiettivo è quello di portarle in Italia. Fode è il perfetto esempio di forza e speranza, perché nonostante le sfortune non si è mai arreso, ha continuato a combattere fino a raggiungere una vita migliore. 

*studentesse del liceo Carlo Sigonio, classe 3G