Gazzetta di Modena

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Polacca uccisa: Musto resta in carcere

Polacca uccisa: Musto resta in carcere

Il gip convalida il suo fermo per omicidio. L’autopsia indica che Edyta fu gettata contro le pareti, tramortita e soffocata

19 febbraio 2012
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MODENA. Fermo convalidato Umberto Musto. L’operaio 58enne indicato come il maggior sospettato per l’omicidio della sua amica e convivente polacca Edyta Kozakiewicz si era appena avvalso della facoltà di non rispondere davanti al gip nel corso dell’udienza di ieri.

Una strategia precisa per evitare di ingarbugliare ancor più la sua posizione dopo le dichiarazioni che aveva reso in veste di testimone, appena dato allarme, sia ai carabinieri che al sostituto procuratore Giuseppe Tibis. Come confermato dal suo difensore, l’avvocato Elio Bacchelli, Musto resterà a in carcere a Sant’Anna. Più avanti, potrà avanzare una richiesta per i domiciliari. Non certo adesso e in via Giardini, nel suo tugurio tra Saliceta e la Bertola: è la scena di un crimine al centro di accertamenti dei Ris e dei periti nominati dalla Procura. È lì che pare concentrarsi tutta questa tragedia del degrado, della miseria e del dolore. Che ha spezzato la vita di una agiata ballerina di night poi precipitata nella miseria e nella segregazione. Ne sono convinti anche gli investigatori e il pm Tibis. Lo hanno confermato i primi esiti dell’autopsia condotta alla medicina legale dal dottor Rahdeshi e dalla dottoressa Popoli.

La morte di Edyta è stata tanto violenta quanto convulsa. Le numerose ecchimosi trovate sul suo fragile corpo - una donna di 160 cm circa e molto magra - indicano che è stata sbattuta con forza contro le pareti e contro il mobilio. Le due botte in testa, per i segni in profondità e la posizione, l’hanno tramortita se non uccisa. Qualcosa l’ha soffocata, probabilmente subito dopo. E proprio in bocca le sono state trovate piume d’oca riconducibili a un cuscino strappato che era stato visto dagli investigatori e del pm durante la prima sortita dentro la casa, subito dopo la scoperta dell’omicidio segnalato da Musto stesso.

Il cuscino diventa così un elemento centrale delle indagini. Per via logica, se Edyta è stata soffocata con quel cuscino e se lo strappo fosse riconducibile a un disperato tentativo di Edyta di salvarsi, è altamente probabile che l’assassino abbia lasciato tracce sulla federa: tracce biologiche, Dna o altro ancora. Per questo l’analisi di laboratorio, pur con i suoi tempi lunghi (fino a 60 giorni per il referto), potrà dare una direzione precisa alle indagini. Anche l’ora del delitto è stata confermata in prima battuta dall’autopsia. Edyta è stata uccisa tra le 2 e le 7 di mattina di mercoledì. Poi il suo cadavere nudo è stato nascosto sotto il materasso del letto matrimoniale fino alla scoperta fatta in serata dal convivente. Perché però la porta era chiusa a doppia mandata? Chi poteva averlo fatto, dal momento che Musto nega di essere l’assassino? Questa è un’altra contraddizione al centro delle indagini. Infatti si è parlato dell’amico e cliente di occasionali prestazioni di prostituzione della vittima. Un uomo che poteva avere accesso al tugurio e che quindi potrebbe essere sospetto quanto Musto. Ma gli investigatori paiono non dargli importanza. Invece Musto, quando potrà parlare, dovrà spiegare molte cose sul giro di ore attorno alla morte di Edyta in considerazione delle testimonianze di forti rumori che arrivavano dalla sua casa.

Carlo Gregori