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Sassuolo. Marazzi, il colosso della ceramica sta per diventare americana

Sassuolo. Marazzi, il colosso della ceramica sta per diventare americana

Gli statunitensi rileveranno il 100% dai fratelli Filippo e Rosaria e dai Fondi comproprietari per un miliardo di euro

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Le voci circolavano da mesi, puntualmente smentite prima ancora che venissero diffuse e con una perentorietà a dire poco sospetta, al punto che nessuno aveva più dubbi sulla concretezza delle trattative in atto. Ora le trattative sono in dirittura di arrivo e Marazzi Group sta per diventare americana. Colosso compra colosso: una delle più importanti aziende ceramiche mondiali viene acquisita da Mohawk, enorme gruppo statunitense dei rivestimenti per edilizia che grazie alla sua divisione Dal-Tile è al vertice nel mondo nell’ambito di moquette, tappeti, parquet e piastrelle con ricavi che si aggirano sui 5,6 miliardi di dollari.

Non c’è ancora nulla di ufficiale ma chi frequenta gli stabilimenti aziendali nel distretto ceramico, o la sede di viale Virgilio a Modena, testimonia di vedere circolare da parecchi giorni americani da una stanza all’altra ed è tutta gente che non ha l’aria di essere in visita di cortesia o di trovarsi lì per uno stage formativo.

L’attuale assetto proprietario di Marazzi Group comprende il 51% dei fratelli Filippo (63enne) e Rosaria Marazzi (58 anni) oltre al 49% controllato dai fondi Permira e Pep-Private equity partners. L’accordo di esclusiva per trattare l’acquisto a favore di Mohawk scadrà fra quattro settimane ed è quindi comprensibile che la frenetica attività dei manager americani venuti dalla Georgia e dal Texas nelle sedi della Marazzi sia ormai giunta al punto nodale che conduce all’acquisizione definitiva.

Al lavoro, per conto delle due parti, sono da un lato i legali di Skadden Arps di Washington e dall’altro gli esperti dello studio Giliberti Pappalettera Triscornia per Marazzi Group. Eidos partners ha invece il ruolo di advisor per Marazzi.

Il colosso americano acquisirà il 100 per cento del gruppo di Modena, Sassuolo e Fiorano con 13 stabilimenti in Francia, Spagna, Russia e Usa e una possibile dote di 900 milioni di ricavi grazie all’eccellenza indiscussa del Made in Italy nell’ambito della produzione ceramica di fascia elevata. I dipendenti di Marazzi nel mondo sono oltre seimila.

L’operazione, se si arriverà alla firma, avrà un valore che si dovrebbe aggirare su 1,2 miliardi di dollari, circa un miliardo di euro.

Nella storia più recente del Gruppo una parte significativa è stata assunta dall’ingresso dei fondi di investimento Permira e Pep, che risale a otto anni fa: entrarono per accompagnare lo sbarco di Marazzi Group a Piazza Affari, una scelta che non ebbe grande fortuna perché l’uscita dalla Borsa di Milano è poi avvenuta nel 2008, in tempi relativamente brevi. In quegli anni l’azienda ha anche attraversato momenti non brillanti che hanno portato anche alla chiusura di siti non più redditizi nel distretto ceramico. Si registrarono le dimissioni dell’Ad Mauro Vandini, in carica da lungo tempo, e l’arrivo di Maurizio Piglione, sostituito di recente da Andrea Sasso, manager proveniente dalle esperienze con Elica e Indesit. In questi ultimi anni Filippo Marazzi nel suo ruolo decisionale riguardante le strategie del Gruppo, nonostante il controllo del 51%, è stato sempre più affiancato dal vicepresidente Paolo Colonna (che è espressione di Permira) e dal management impegnato nella gestione, che fa capo ai due private equity. Prima di arrivare alla soluzione americana, Marazzi Group e i consulenti coinvolti avevano anche valutato, aprendo trattative, possibili cessioni di rami d’azienda. Ma ha poi decisamente avuto il sopravvento l’ipotesi della cessione totale al Gruppo Mohawk. Questa gigantesca compagnia statunitense ha le proprie basi in Georgia e Texas ed è quotata a Wall Street. Ha attuato con successo da tempo una politica di acquisizioni che hanno condotto il Gruppo ad assumere posizioni di leadership nei settori che riguardano moquette, ardesia, legno, tappeti. Poi sono arrivate anche le piastrelle con Dal-Tile (un’Opa da 1,6 miliardi) che ha portato nel gruppo una quota del mercato interno che ha raggiunto circa il 30 per cento del settore. Un giro d’affari complessivo che vale più o meno 2 miliardi di metri quadrati di ceramica, settore in cui Marazzi è il numero due con il 10 per cento. Il Gruppo americano con questa operazione intende raggiungere l’Europa, dove di fatto è tuttora quasi assente perché l’unica presenza consiste nello stabilimento belga di Wielsbeke. I progetti di espansione in Europa sono d’altra parte confermati dalla acquisizione dell’azienda svedese Pergo, che lavora nel settore dei parquet. In questa fase, essendo ormai divenuta di dominio pubblico la trattativa con gli americani, è presumibile che anche Marazzi Group possa fare pubblicamente il punto sullo stato dell’arte.

Stefano Turcato