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«Infiltrazioni mafiose nella ditta Bianchini» Il titolare:"Non è vero: faccio ricorso"

di Andrea Minghelli
«Infiltrazioni mafiose nella ditta Bianchini» Il titolare:"Non è vero: faccio ricorso"

«Sussistono tentativi d'infiltrazioni mafiose sulla società». È questa la motivazione con la quale la prefettura  ha escluso la Bianchini Costruzioni srl, di San Felice, dalla “white list”.

26 giugno 2013
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SAN FELICE. «Sussistono tentativi d'infiltrazioni mafiose tendenti a condizionare e indirizzare le scelte della società».

È questa la motivazione con la quale la prefettura di Modena ha escluso la Bianchini Costruzioni srl, di San Felice, dalla “white list”. Si fermano così i cantieri e la ditta prepara il ricorso al Tar.

Così la nota azienda, un quarto di secolo nel mondo del mattone, si ritrova al centro di un’interdittiva antimafia e di un’esclusione che lasciano intendere delicatisisme indagini in corso.

«Siamo sorpresi del provvedimento del Prefetto - replica Augusto Bianchini, il titolare - e ne siamo estranei. Il provvedimento riguarda altri soggetti che nulla hanno a che fare con l'azienda».

La comunicazione è arrivata venerdì: Bianchini spiega che contiene nomi e cognomi di quanti, fortemente implicati con la criminalità organizzata, sono entrati in contatto con l'azienda sanfeliciana.

«Quei soggetti - continua il titolare - ci sono estranei, non li conosciamo. Noi non ne sappiamo niente...».

In attesa dello sviluppo delle indagini, sul piano operativo la prima conseguenza è lo stop dei cantieri: «Abbiamo fermato tutto - afferma Augusto - perché al riguardo la legge è chiara. Abbiamo già messo al corrente i committenti e, in una riunione, anche i dipendenti. Ora è a rischio tutto ciò che è appalto pubblico».

Con i cantieri chiusi rischiano circa 140 lavoratori, un centinaio quelli direttamente alle dipendenze della Bianchini.

«Mai e poi mai abbiamo avuto a che fare con qualcuno legato alla mafia; la nostra attività è sempre stata alla luce del sole e non è mai avvenuto nulla che ci facesse pensare alla criminalità organizzata - si difende Bianchini - possiamo solo immaginare che cosa sia successo e per capirci di più abbiamo chiesto un accesso agli atti in Prefettura».

Il secondo passo sarà un ricorso al Tar, a breve. Logico supporre che quanto accaduto in questi giorni sia lo sviluppo di diverse indagini avviate già da tempo, da quando scoppiò lo scandalo dell’amianto disseminato nei cantieri pubblici. La polizia giudiziaria dell'Arpa tra l’altro aveva messo sotto sequestro l'area di smaltimento rifiuti nella sede della ditta, anche se poi la stessa Arpa si era avventurata in una sorprendente minimizzazione di quanto accaduto. Come noto, in un progredire di segnalazioni erano state trovate tracce di amianto in campi sportivi che avevano ospitato le tendopoli, poi nelle nuove scuole di Reggiolo, Concordia e Finale ricostruite dopo il sisma, e ancora, a San Felice, nel cantiere del nuovo Municipio e del centro commerciale... Tutti siti nei quali la ditta Bianchini aveva operato.

Per accertarsi dello stato delle indagini il sindaco di San Felice, Silvestri, aveva anche chiesto lumi al procuratore Zincani, chiedendogli un incontro. E quando la questione venne sollevata in Consiglio comunale, la risposta fu che occorreva essere garantisti. Così garantisti che ancora oggi la Bianchini Costruzioni srl compare nella super “lista delle imprese di merito” stilata dalla Regione e pubblicata sul sito ufficiale.