Videopoker fuorilegge: condannato il re delle slot
Nicola Femia il trafficante calabrese riconosciuto colpevole di gioco d’azzardo per l’uso di macchinette scollegate al Royal. La pena: solo 6 mesi e 500 euro
CASTELFRANCO. Le “fiamme gialle” avevano trovato quei cinque videopoker in uso nel locale di Castelfranco ma scollegati dalla rete statale che regola il loro utilizzo. Non si sa da quanto tempo continuava questa situazione né quanto si sia incassato. Fatto sta che Nicola Femia, detto Rocco ’U Curtu, il boss delle macchinette in regione - coinvolto nelle minacce di morte al nostro collega Giovanni Tizian - è stato condannato ieri pomeriggio a sei mesi di carcere e a 500 euro di multa. Una pena infima ma è ciò che prevede la legge oggi. Applicando questa legge, il giudice monocratico lo ha ritenuto colpevole di gioco d’azzardo. Femia dovrà scontare i sei mesi, ora che si trova già in carcere, mentre godrà dei doppi benefici di legge (sospensione pena e non menzione) Silvia Finesso, 53enne italiana che si era qualificata come donna delle pulizie al momento del blitz della finanza e che secondo l’accusa, invece, era fiduciaria della gerente rumena che operava nella sala. Anche per lei 500 euro di multa. Ma la difesa, avvocati Domenico Serafino e Francesco Giubbini Ferroni, annuncia fin da ora per lei il ricorso in appello.
Si chiude così un capitolo minore delle vicende giudiziarie di Femia; un episodio se si vuole piccolo ma che getta luce sull’’attività quotidiana di quello che è stato battezzato come il “re delle macchinette”, un calabrese trapiantato a Ravenna e considerato vicino ai boss della ’ndrangheta. Tanto che di lui si occupò la Dda che nel novembre 2009 ordinò ai Gico, il reparto speciale della guardia di finanza, il blitz nel locale in questione, il Royal di Castelfranco, insieme con con un altro locale a Carpi, il Martix Due. Entrambe le perquisizioni servivano a verificare cosa succedeva nell’ambito di una vasta inchiesta inizialmente gestita dalla Dda di Napoli tutta centrata sul noleggio di macchinette per gioco alterate e giochi d’azzardo on-line. Al Royal, le “fiamme gialle” trovarono Silvia Finesso, che subito raccontò di essere la donna delle pulizie ma che poi si scoprì essere una fiduciaria se non una gerente minore del circolo: era l’unica, a parte il gestore, ad averne le chiavi. La finanza trovò due videopoker con la scheda alterata e tre slot addirittura telecomandabili. Cinque pezzi a noleggio che avevano le apparecchiature manomesse, secondo la Procura di Bologna, da un lato per frodare il fisco e dall’altro per incassare indebitamente proventi da gioco d’azzardo. E il noleggiatore in questo caso era proprio Nicola Femia, un potente calabrese residente da anni a Ravenna, in passato coinvolto in indagini su traffico di droga (ora condannato a 23 anni in appello) e ora importante noleggiatore di videopoker e slot. Al termine dell’inchiesta Il Gip Bruno Perla ha fatto cadere l’aggravante mafiosa e per questo la parte modenese del processo è stata stralciata: Femia è difeso dall’avvocato romano professor Saverio Fortuna.