Il segreto delle aziende che hanno sconfitto la crisi
Greslab, Panaria, Nuovamente, Solgarden sono solo alcune delle imprese che hanno trovato una via d’uscita: «Bisogna liberarsi dalle vecchie logiche»
Come mantenere e magari creare posti di lavoro a Sassuolo nel pieno della crisi? L'incontro dell'altra sera a Madonna di sotto ha presentato esperienze molto diverse. Greslab è un'azienda di Scandiano balzata agli onori delle cronache come primo caso di “workers buy out” nell'industria: «Ci chiamavamo ceramica Magica – spiega il presidente, il sassolese Antonio Caselli – e io ero il direttore tecnico. Fatturavamo circa 50 milioni, 30 negli Stati Uniti. Con la crisi quei 30 in un anno sono diventati 5, l'azienda è finita in concordato, spezzata fra parte commerciale e produttiva, venduta la prima, l'altra rimasta con 61 persone in cassa integrazione e l'azienda ferma, io e l'elettricista nella fabbrica vuota ad avviare ogni tanto le macchine per tenerle in efficienza. Siamo entrati in contatto con Legacoop. È maturata l'ipotesi di rilevare l'azienda in forma cooperativa. Le condizioni iniziali erano molto dure: via la vecchia proprietà, il salario più alto non più di tre volte superiore al più basso, 40 ore di lavoro e il 20 per cento legato alla produttività. Trentuno hanno accettato e sono diventati soci, le banche ci hanno finanziato, i consorzi fidi ci hanno sostenuto. Oggi lavoriamo conto terzi, fatturiamo circa 15 milioni, abbiamo una bassissima redditività ma paghiamo tutti gli stipendi». Emilio Mussini, presidente di Panaria group, ha fornito il punto di vista dell'impresa di grandi dimensioni: «Anche Panaria ha sentito la crisi, ha fatto ricorso a cassa integrazione e contratti di solidarietà, per non perdere le persone e le loro capacità. Come fa un'impresa a difendersi in tempi di crisi? Nel caso della ceramica l'Italia è passata da detenere il 35 per cento della produzione mondiale al 4, l'unica via è mantenere alto il livello di qualità, differenziare i prodotti, aprire in altri paesi. Panaria dopo anni di conduzione famigliare è entrata nel mercato azionario e con i capitali ha rilevato uno stabilimento in Usa e uno in Portogallo, che ci hanno dato ossigeno. Un'impresa deve continuare a investire una quota elevata in tecnologia, una in formazione». Le altre sono esperienze dedicate al recupero sociale. «Nuovamente – spiega Andrea Brunetti – è nata alcuni anni fa da una riflessione fatta all'interno della Caritas: un progetto non più soltanto per riempire stomaci o dare una mano a pagare le bollette, ma un tentativo di restituire una dignità sociale a persone colpite dalla crisi. Ci siamo rapportati con il tessuto sociale in cui ci troviamo, ci siamo accorti che buona parte dei problemi di tipo psicologico derivano proprio dalla perdita di identità che si accompagna alla perdita occupazionale». Daniela Ghinelli, vicepresidente della cooperativa sociale Solgarden, parla di un'esperienza ormai trentennale, l'idea di dare un'opportunità lavorativa a persone con bisogni di vario tipo (comprese le difficoltà fisiche e mentali) attraverso un garden service. «Affianchiamo il profitto e l'inclusione sociale in un ambiente di lavoro che cerchiamo di mantenere a misura d'uomo. Nella storia di Solgarden sono state inserite un centinaio di persone e al momento ce ne sono 14 al lavoro».