Tennessee Williams secondo Elio De Capitani
Pavullo. Il regista dirige “La discesa di Orfeo”, opera inedita in Italia presentata dal Teatro dell’Elfo
PAVULLO. Doppio appuntamento con lo spettacolo “La discesa di Orfeo” di Tennessee Williams con drammaturgia e regia di Elio De Capitani. Alle 21 di stasera è in programma al teatro Mac Mazzieri di Pavullo mentre domani, allo stesso orario, lo si potrà seguire al Teatro 29 di Mirandola.
Con questo lavoro, che ha debuttato il 13 luglio 2012 al Festival dei Due Mondi, Elio De Capitani ha firmato la terza regia di Tennessee Williams e riallacciato il filo di un lavoro iniziato diciannove anni fa (quando Mariangela Melato e il teatro Stabile di Genova lo chiamarono a dirigere “Un tram che si chiama desiderio”) e ripreso nel 2011 con “Improvvisamente, l'estate scorsa”. Opera inedita in Italia, “La discesa di Orfeo” è stata riletta dal Teatro dell'Elfo con gli occhi e con i corpi di chi ha assorbito dentro di sé il teatro e il cinema di Fassbinder, il suo melò sociale, sospeso tra realismo e aperture oniriche: undici attori e una chitarrista, totalmente coinvolti nel restituire a Williams e ai suoi personaggi la tragica tenerezza e il furore esistenziale che li consuma. Il testo racconta l'incontro di tre fragili sognatori «che lasciano pelli dietro di sé, pelli pulite e denti e ossa bianche; sono segni che si trasmettono tra loro perché la razza di quelli sempre in fuga possa seguire le orme dei suoi simili». Val è un vagabondo con chitarra e giacca di pelle di serpente, Lady è figlia d'un emigrante italiano linciato dai razzisti, prigioniera di un matrimonio crudele con Jabe che la considera sua “proprietà”, mentre Carol Cutrere è una giovane milionaria, fragile ma ribelle, che offre a Val un'ultima occasione di fuga. Val si innamora di Lady e sceglie di rompere con il suo passato di uomo di strada per vivere e lavorare accanto a lei. Ma, come un moderno Orfeo che tenta di salvare la sua Euridice, finisce fatto a pezzi dai fanatici del paese, che non tollerano lo “scandalo” della loro passione e il loro sogno di una vita felice. Elio De Capitani con lo scenografo Carlo Sala ha immaginato uno spazio industriale, una sala prove di un'indefinita periferia urbana: è qui che la compagnia arriva per provare il testo di Williams. Muri grigi e spogli, grate di ferro che lasciano filtrare le luci della città, creando chiaroscuri che aprono squarci visionari in un paesaggio crudamente realistico.