Gazzetta di Modena

Modena

«Un dovere visitare Auschwitz»

di Marcello Radighieri
«Un dovere visitare Auschwitz»

In treno con i 600 ragazzi partiti per un viaggio che lascerà un ricordo indelebile nelle loro vite

3 MINUTI DI LETTURA





Si radunano nel piazzale antistante la stazione ferroviaria carpigiana. Sono circa 550 studenti, e provengono da tutta la provincia modenese.

Stanno aspettando un convoglio di cuccette, messo a disposizione da Trenitalia, che li accompagnerà fino al valico del Brennero. Da lì, il viaggio prosegue verso la Polonia. Destinazione finale la stazione ferroviaria di Plazow, a Cracovia, vicino ad Auschwitz. La decima edizione del “Treno per la memoria”, il progetto organizzato dalla “Fondazione Fossoli” per permettere agli alunni di compiere un viaggio negli orrori dell’Olocausto, prende avvio nella tarda mattinata di un assolato martedì carpigiano. I ragazzi iniziano a radunarsi nel piazzale antistante la stazione verso le 10. Formano dei capannelli, divisi per istituti, tra i quali si scorge, ogni tanto, qualche adulto. Professori, certo, ma anche artisti, storici, universitari, scrittori e semplici volontari. Volti noti, anche: veterani come Paolo Nori e Cisco, ma anche “new entry” come Beppe Carletti. Manca Carlo Lucarelli, impossibilitato da un infortunio. Un’ora dopo non c’è più uno spazio libero. In tanti reggono degli striscioni che ripropongono slogan e citazioni “a tema” e che vengono siglati con il nome dell’istituto di provenienza. All’ingresso della stazione sono state appese alcune pietre, decorate con ali di cartone. Le hanno realizzati gli studenti del San Carlo, assieme ai compagni disabili. «Traendo spunto dal rito funebre ebreo – per cui è usanza mettere pietre, al posto dei fiori, sulle tombe dei propri cari, in segno di presenza ndr – questa rappresentazione vuole significare che tutte quelle morti sono servite a qualcosa», spiega Caterina Bondi, del liceo San Carlo. Si chiacchera, si scherza, ci si confronta sulle aspettative riposte in quest’esperienza. Un’esperienza che, manco a dirlo, si preannuncia “forte”.

Un’esperienza, ancora, che secondo Stefano Ferrari, dell’istituto Galilei di Mirandola sarà “molto bella e significativa, ci segnerà nel profondo”. “E che aiuterà la nostra crescita personale”; a fargli eco è Alice de Neri, liceale del “Fanti” di Carpi. Ha in mano una macchina fotografica: «Intendo documentare e guardare nei particolari gli aspetti più importanti di questo viaggio, quelli che riusciranno a colpirmi». Davide Molinaro, studente al liceo San Carlo, spera poi di “aprire i propri orizzonti”. Che sia un’opportunità formativa, certo, ma che vi sia anche spazio per il divertimento. «Anche se – continua – accostare la parola “divertimento” ad Auschwitz suona strano». C’è poi anche chi – come Sara Rossi dello Spallanzani – «non sa assolutamente» cosa l’aspetterà, anche se «di sicuro sarà un’esperienza fatta con un certo sentimento». O chi, come lo stesso Beppe Carletti – co-fondatore dei Nomadi, ndr – augura, ai ragazzi prima e a se stesso poi, di «portare a casa qualcosa che rimanga nel cuore». Un viaggio, quello diretto ai campi di concentramento e sterminio nazisti, che in tanti avevano programmato da tempo. Come David Molinaro, che meditava di «parteciparvi già da diversi anni. Me ne avevano parlato in tanti, e me ne avevano parlato anche molto bene». Una decisione, la sua, maturata nel tempo, «perché mi rendo conto che è una cosa che, prima o poi, si deve fare». Anche Nadia Conte del “Luosi” di Mirandola, che confessa di aver in fondo sempre avuto questo desidero. Almeno «dalla prima superiore, cioè da quando ho iniziato la scuola. Vedevo i ragazzi più grandi partire, e la cosa mi ha sempre incuriosito». Certo, c’è anche chi ha colto “la palla al balzo”. Ad esempio Ferrari: “Ho deciso sul momento. Quando a scuola ho sentito di quest’iniziativa ho immediatamente deciso di partire, per vedere com’era la vita a quel tempo». Ma la maggior parte sembra aver meditato a lungo su quest’opzione. Appartiene a questa categoria Giulia Ferrari, anche lei studente allo Spallanzani: «Il progetto? Mi è stato consigliato da chi era già andato. In fondo, perso sia un’occasione che non ricapita mai più».