Addio ad Angelo Orlandi il gentiluomo dei motori
Erede della dinastia che costruì carrozzerie e autobus con primati tecnologici Per 49 anni alla guida dell’Aci di Modena sempre dalla parte degli automobilisti
La Modena dei motori è in lutto per la scomparsa di Angelo Orlandi, 91 anni, per quasi mezzo secolo alla guida dell’Aci Modena. Se n’è andato nel sonno e i suoi funerali si sono svolti ieri mattina in forma privata.
Per tutti era il “Presidente” per antonomasia, perché da sempre i modenesi appassionati delle quattro ruote o i semplici pendolari alle prese con i problemi di parcheggio erano abituati a vederlo in prima fila nelle conferenze piuttosto che nelle manifestazioni sportive. A partire dal 1965 non solo ha trasformato l’Aci sotto la Ghirlandina in un motore di gare sportive e di iniziative a favore degli automobilisti, con un’efficienza superiore a quella dell’Adac tedesco, siglando convenzioni e sconti per tutto quello che poteva riguardare la gestione migliore delle autovetture. Il primo ad arrivare in ufficio in via Verdi poco dopo le 7 dava gli appuntamenti ai collaboratori tra le 7.30 e le 8 e poi via, macinando un incontro dopo l’altro con la metodicità di un diesel e il brio di un sei cilindri.
Poi nell’estate dell’anno scorso i disturbi alla circolazione e alle gambe che lo costringevano quasi sempre a letto. Ma il suo ottimismo, lo spirito geminiano e le battute in dialetto non lo abbandonavano mai e si divertiva a sorprendere gli ospiti quando andavano a trovarlo. «Era una persona di una vitalità incredibile che per Modena ha fotto molto di più di quanto si potesse immaginare - ricorda l’ingegner Mauro Forghieri, per anni braccio destro del Drake - Era uno di quei modenesi d’altri tempi, puntuale al punto da arrivare sempre cinque minuti prima agli appuntamenti e capace di risolvere i problemi con una battuta in dialetto. Ero onorato della sua amicizia e non finivo mai di stupirmi ogni volta che lo incontravo a una manifestazione in giro per l’Italia. A novant’anni saliva e scendeva dai treni per andare a Roma o prendeva l’aereo per non perdere una riunione. Molti anni fa mi capitò, andando a Parigi per concordare i criteri per i crash test, di trovarlo a bordo diretto a Honfleur in Bretagna assieme a Giorgio Fini; una breve vacanza di quattro giorni era quello che si permettevano per staccare da vecchi amici il ritmo di un lavoro che non abbandonavano mai.
La notizia della sua scomparsa l’ho ricevuta da suo figlio che mi ha telefonato per informarmi di quanto era accaduto. Mi ha detto che suo padre era morto nel sonno, come avrebbe voluto. Per me è stato un grande modenese, gigantesco. Che dire? Avrei voluto baciargli l’anello come a un vescovo perché nel nostro mondo era una persona superlativa».
Che si trattasse di un personaggio di caratura internazionale se n’erano accorti anche a Roma, dove all’Aci puntualmente i sodalizi provinciali più importanti gli chiedevano di prendere la guida a livello nazionale. Lui, altrettanto puntualmente, rifiutava con cortesia; al tempo stesso era decisivo quando si trattava di scegliere il vertice. Di fatto il suo appoggio e la sua influenza, erano determinanti negli equilibri “politici”; portatore della cultura aziendalista in un organismo come l’Aci, per metà parastatale per compiti di gestione del Pra e per metà costruito sulle singole province, Orlandi era l’esempio di buona gestione economica, di conti in attivo, a differenza di altri club falliti o in amministrazione controllata.
«Il presidente? Non era raro trovarlo al tavolo con Enzo Ferrari - ricorda Claudio Camola, oste-filosofo della Piola delle Ortiche - Quando il Drake veniva qui aveva il suo tavolo riservato con i suoi collaboratori più stretti: Franco Gozzi, Carlo Benzi, Nello Ugolini e l’ingegner Tavoni. Il sesto a tavola era l’ospite di turno, come capitava a Orlandi. Lui e Ferrari parlavano fitto fitto, scherzavano in dialetto. Insieme erano un monumento alla modenesità, quella più genuina».
«Un gentiluomo d’altri tempi, erede di una grande famiglia ma sempre alla mano - così lo ricorda Mauro Tedeschini, già direttore di Quattroruote, oggi alla guida del “Centro” di Pescara ed ex presidente della Fondazione Casa Museo Enzo Ferrari - Per la costituzione del Mef, l’Aci arrivò dopo qualche tempo a designare lui come rappresentante e devo dire che la sua presenza costante, la sua concretezza e le sue mediazioni sono state decisive per portare in porto il progetto. Era il tipico personaggio che sapeva sempre stare dalla parte delle soluzioni, mai dei problemi».
Erede di una dinastia di carrozzieri, di cui portava il nome del fondatore, Angelo Orlandi ha rappresentato nella sua vita l’epopea dei motori a Modena.
Se il capostipite costruiva carrozze a Bazzano, l’officina era già a Modena nel 1881 e nel 1899 usciva il primo autobus a motore italiano che diventò il primo veicolo motorizzato per il trasporto truppe due anni dopo. Un’eccellenza produttiva che sotto la sua guida ottenne riconoscimenti prestigiosi e successi di mercato.