Alluvione/ Fuga possibile da Bastiglia con una simulazione al pc
Uno studio commissionato da Tetrapak avrebbe indicato il percorso dell’acqua Gazzolo risponde a Leoni: «Il modello non poteva funzionare in tempo reale»
Una simulazione dell’università di Parma, elaborata dal professor Mignosa (membro della commissione d’inchiesta sull’alluvione) e dall’ingegner Pagotto, ha presentato gli effetti catastrofici di una nuova eventuale rotta del Secchia e la capacità di diffusione dell’acqua, che in tre casi arriverebbe a lambire la zona produttiva di Modena Ovest, Cittanova e buona parte del centro storico nel tempo massimo di 24 ore. La stessa simulazione avrebbe potuto permettere l’evacuazione di Bastiglia, già conoscendo il tragitto dell’acqua dopo il crollo dell’argine a San Matteo? Un quesito che ha spinto il consigliere Leoni a chiedere delucidazioni alla Regione.
«È innanzitutto necessario precisare che solo molto recentemente lo sviluppo dei mezzi di calcolo - scrive l’assessore Paola Gazzolo - ha permesso di elaborare simulazioni bidimensionali in moto vario come quelle di cui si parla in tempi compatibili con quelli degli eventi: fino a non molto tempo fa tali elaborazioni richiedevano tempi di calcolo anche superiori a quelli degli eventi simulati. La base fisica del modello, ricavata da modello digitale del terreno, è stata ottenuta da un precedente lavoro condotto dalla medesima equipe per conto di un committente privato: la Tetrapak. La divulgazione e l’utilizzo del lavoro ha dovuto preliminarmente ricevere l’autorizzazione del committente e, soltanto dopo l’assenso, sono state introdotte le modifiche sostanziali atte a riprodurre gli effetti della rotta del 19 gennaio.La taratura del modello ha richiesto alcuni giorni di lavoro e pertanto i risultati soddisfacenti si sono potuti avere solo dopo il periodo di test. A partire dal modello tarato è stato poi possibile analizzare ulteriori scenari».
In sostanza prima dell’alluvione nessuno ha mai pensato di simulare, sfruttando l’indagine commissionata da Tretrapak, la corsa dell’acqua del Secchia fuori dagli argini. Ma in futuro tecnologia e scienza diventeranno ancora più compenetranti. «Vi è l’interesse da parte della Regione - continua la Gazzolo - ad approfondire ed utilizzare tali metodologie innovative, in uso non solo presso l’Università di Parma, ai fini di protezione civile e per la caratterizzazione del rischio idraulico lungo il reticolo regionale, tant’è che la modellistica numerica è già stata utilizzata in taluni contesti territoriali per la definizione delle aree allagabili ai fini della pianificazione di bacino».
L’assessore, invece, resta evasiva sulle strategie di prevenzione e allerta. Se gli interventi di sicurezza procederanno con un cronoprogramma che dovrà inevitabilmente tenere conto dei fondi a disposizione, quelli di informazione preventiva alla popolazione rimane un obiettivo da raggiungere, ma che ancora non trova riscontri sul campo. (f.d.)