Pedalando in Bosnia tra le pagine di storia della grande guerra FOTO/1 FOTO/2 FOTO/3
Da Trieste a Sarajevo per capire un popolo crocevia di fede A Mostar sul ponte simbolo del conflitto nell’ex Jugoslavia
Verso Sarajevo in bici, sulle orme della storia. Il racconto è di Giulia Bondi, vicepresidente dell’Istituto storico di Modena. Undici giorni di avventura in vista del percorso che partirà il 21 giugno da Dubrovnik per il centenario della prima guerra mondiale. «Sono partita da Trieste con Andrea, un amico di Treviso. La passione per la bici me l’hanno trasmessa due amiche, Silvia e Melissa. Siamo passati da Rijeka, Senj e dai laghi di Plitvice in Croazia, arrivando in Bosnia dalla valle del fiume Una sino a Martin Brod. Da lì siamo passati da Bosansko Grahovo, dove ci ha ospitato un gentilissimo appassionato di rock, Grof. Vicino c’era il borgo natale di Gavrilo Princip, il rivoluzionario che il 28 giugno 1914 uccise a Sarajevo l’arciduca d’Austria Francesco Ferdinando e sua moglie Sofia. Quando ti muovi in bici, spezzi la distanza culturale». Multietnica la cucina: verdure e latticini, come il formaggio nel sacco; l’aijvar, una salsa di peperoni per le carni. Le salsicce tipiche, e gli involtini sarma, di riso nella verza. Dolci della tradizione turca, come la baklava, e austroungarica, come la foresta nera. Le colazioni sono «da paura»: caffè turco, se l’accetti rakija o grappa, salumi, formaggi, frutta, pane e palacinka, una sorta di crepe. «Abbiamo attraversato un bellissimo altopiano, in cui si vedevano alcuni cartelli rossi che indicano zone del bosco ancora minate. Da lì verso Livno e il lago Rama, un bacino artificiale. Poi Mostar, dove il 9 novembre 1993 fu distrutto il ponte vecchio, dopo ricostruito. Oggi si viaggia sicuri. C’è ancora un po’ di divisione: per la qualificazione mondiale della Bosnia i croati non festeggiavano». Il viaggio continua, da Blagaj a Nevesinje. «Ci sono le vestigia di una tekija, un’antica dimora di epoca ottomana dei Dervisci. A Blagaj, nel 1463, il sultano Mehmet II ha emanato un editto di straordinaria tolleranza che stabiliva la permanenza di un monastero francescano in Bosnia e la libertà di culto nell’Impero». Ultima tappa a Kalinovik, poi Sarajevo. «La città è molto cambiata. Il centro storico è stato sistemato, oggi c’è molto turismo. Secondo lo scrittore Miljenko Jergovic, Sarajevo era costruita sui libri. Il 10 maggio sarà riaperto il palazzo della Biblioteca dopo il bombardamento e l’incendio. Sarajevo sorge su tanti ponti, come il Latino, vicino a cui ha sparato Princip. Nel mondo ottomano, costruire un ponte o una fontana era un modo per farsi ricordare. C’è un ponte anche a Višegrad, sulla Drina, famoso per un libro di Ivo Andric, l'unico Nobel per la Letteratura bosniaco». Giulia tornerà in pista il 21 giugno. «Accompagnerò un gruppo di viaggiatori in bici da Dubrovnik a Sarajevo, arrivando il giorno prima delle celebrazioni del centenario. Altri due viaggi, in pullman e a piedi, partiranno negli stessi giorni. Il progetto ha un cuore modenese per la collaborazione dell’Istituto storico con l’agenzia viaggi carpigiana Verde-Natura. Il programma è su www.viaggiareibalcani.it».