Finocchiaro: in “Open Day” uno spaccato di quotidianità
L’attrice parla della commedia che presenta questa sera diretta da Ruggero Cara «Raccontiamo di due genitori, senza giudicarli, e con uno sguardo benevolo»
MODENA. Questa sera alle 21, il Teatro Storchi presenta “Open day”, una spassosa pièce con Angela Finocchiaro. Sulla scena anche Bruno Stori, che già ha recitato accanto ad Angela in Pinocchia, di Stefano Benni. Scritto da Walter Fontana e diretto da Ruggero Cara, “Open day” è una commedia ironica definita dalla critica “intelligente e divertente, italianissima per temi, personaggi e situazioni, molto british per garbo e misura. Perfetta per Angela Finocchiaro (...) una delle poche che, in quanto a carisma comico, sa tenere testa a tutti quanti”. (La Repubblica) Separati da tempo, mediamente tritati dalla vita, entrambi sui cinquanta, una madre e un padre si ritrovano faccia a faccia in un giorno importante: iscrivere la figlia quattordicenne alla scuola media superiore. Sembra facile, ma non lo è.
Angela, iscrivere la figlia alla scuola superiore diventa nello spettacolo un impresa difficile per la coppia? Perchè?
«Si trasforma nella Salerno Reggio Calabria. Vengono fuori tutti gli umori, le insicurezze e le incertezze di questi due genitori separati, e anche dei pezzi della loro vita come i tradimenti, che si nascondono dietro a questa figlia. Si vede bene che parlando della figlia vengono fuori i loro problemi. Poi capiremo che questa ha molta più vitalità di quello che i genitori immaginano, anche se ognuno di loro cerca di proteggerla a suo modo».
Chi sono i protagonisti?
«Bè, i due protagonisti hanno passato dei momenti in cui erano più luminosi dal punto di vista umano. Lei si è rifatta una vita, lui ce l'ha un pochino più indeterminata. Però in effetti hanno una incertezza nei confronti del futuro che mina molto la loro situazione attuale. Sembra proprio che non abbiano dei punti di riferimento precisi. Forse nemmeno più dei principi, sono un po' sbandatelli. Questo stato loro lo attribuiscono al fatto che non si sa quale sarà il futuro della figlia, in realtà loro sono proprio sopra una sabbia mobile».
Il testo è di Walter Fontana, autore con cui lei ha già collaborato nel 2006 con lo spettacolo fortunatissimo “Miss Universo”. Una collaborazione che si rinnova, dunque.
«Devo dire che Walter Fontana ha questo tipo di scrittura molto brillante e vivace che a me piace veramente tanto. In questo spettacolo ha un tono fortemente ironico, con un grandissimo senso dell'umorismo proprio basato su degli accadimenti anche tragici per questi due disgraziati. Riesce a creare un pomeriggio di fuoco tra di loro».
Da cosa nasce lo spettacolo?
«Quando abbiamo iniziato a pensarlo e a disegnare le scene, ci siamo un po' mossi dalla domanda che cosa lasciamo noi in eredità ai nostri figli. Nello spettacolo l'eredità che questi due pensano di lasciare, guardandosi negli occhi, è un bilocale, rispetto invece a tanti principi meravigliosi che si erano proposti nel momento in cui era nata la figlia. Adesso si ritrovano, molto tristemente, a chiedersi, “Ma quel bilocale l'hai venduto?”».
Il pubblico si ritrova in questi personaggi?
«Sì, dalle reazioni del pubblico, che è sempre molto partecipe e si diverte molto, e anche dai commenti che ci dicono alla fine, sembra che sia uno spaccato di qualcosa che ci riguarda molto da vicino. Da parte nostra, comunque, noi cerchiamo di mettere in scena due personaggi senza giudicarli, guardandoli con occhio benevolo, un po' come se fossimo anche noi sulla stessa barca».