Nori, i “campi” e il mondo di oggi
Lo scrittore ha spaziato tra la grande letteratura e l’attualità
Tocca a Paolo Nori “battezzare” la prima serata a Cracovia. È lo scrittore carpigiano, infatti, a riunire gli oltre 600 partecipanti al viaggio, e a sistemarli nella platea del centro Conferenze GOSE, nella metropoli polacca. Poco prima delle 22, con qualche minuto di ritardo, l’autore sale sul palco e inizia la sua esibizione – intitolata “La Zona. Discorso sul mistero”. È un discorso complesso, quello di Nori. Articolato, anche: apre continuamente parentesi e digressioni, mette in mezzo storie che, almeno apparentemente, non c’entrano nulla. È un discorso, ancora, sfumato, una sorta di “vedo-non vedo” della letteratura. A volte alcuni studenti si perdono; a fine serata alcuni borbottano tra loro, ammettendo di non averci capito. «Però – aggiungono – mi è piaciuto». Altri paiono visibilmente annoiati, altri ancora sono addirittura commossi. Reazioni contrastanti per un’esibizione sfuggente, che si avventura in un excursus tra citazioni di grandi classici letterari e di poeti ed autori russi. Un excursus che lega insieme la più stringente attualità politica italiana – vengono citati Letta, Napolitano e la Boldrini – e citazioni di Guerra e Pace di Tolstoj, e in cui si riflette su potere e cambiamento. E in cui si descrive la “zona”, ovvero il campo di Birkenau, dal punto di vista di Nori: cioè con le sue considerazioni, le sue sensazioni, la sua rielaborazione. (m.r.)