Porta a porta, si voterà su 3 quesiti
Il comitato dei garanti ha cassato due punti del referendum ammettendo gli altri
Sul referendum consultivo proposto dal Comitato Unione Terre di Castelli per la raccolta porta a porta dei rifiuti arriva il Comitato dei Garanti ha dichiarato ammissibili con riserva i primi tre punti e ha cassato gli ultimi due. Erano cinque i quesiti referendari proposti: che sull'Unione si massimizzino riciclo e riutilizzo dei rifiuti, evitando il conferimento in discarica o all'inceneritore. Che parta un progetto di vera sostenibilità, dove il cassonetto sia una “miniera urbana” di materie prime secondarie. Che si usino tecnologie per il recupero di materiali riciclabili sfuggiti alla differenziazione. Che si arrivi a una tariffazione puntuale che premi il comportamento virtuoso e incoraggi i cittadini ad acquisti consapevoli. Che la raccolta e l'invio al riuso venga gestita da soggetti pubblici senza finalità di distribuzione ai soci, puntando al contenimento dei costi e all'abbattimento della tassa sui rifiuti. Lunedì il comitato dei garanti si è riunito proprio per determinare se i quesiti erano da dichiarare ammissibili. Di base i 5 punti non lo sarebbero stati perché le firme raccolte non sono state autenticate, perché mancava l'indicazione dei costi del referendum, così come non erano indicati costi e benefici del porta a porta per i cittadini e l'amministrazione (il comitato aveva portato i dati di un altro Comune, quello di Ponte delle Alpi). Nonostante queste lacune, i tre garanti hanno deciso di esaminare comunque i 5 punti disponendo che i primi tre possono essere ammessi a patto che arrivino le dovute integrazioni. Filippo Gianaroli, presidente del comitato per il porta a porta e candidato sindaco a Castelvetro per i 5 Stelle, ha commentato: «se i primi 3 punti sono ammissibili, non lo sono quello sulla tariffazione né sulla gestione pubblica perché non sono di competenza dell'Unione. I Comuni gli hanno trasferito il servizio per la raccolta dei rifiuti ma non la tariffazione, che resta ai consigli comunali sulla base dei costi del servizio. Inoltre costi e investimenti sugli 8 Comuni sono rimandati all'Atersir, l'agenzia territoriale regionale per i servizi idrici e i rifiuti, in cui hanno un ruolo anche i Comuni, così come i contratti con Hera per i costi del servizi. È assurdo che le uniche decisioni lasciate ai consigli siano quelle sulle tariffe, che sono solo l'ultima ruota del complesso iter che si è venuto a creare. Gli 82mila cittadini dell'Unione hanno il diritto di decidere se accettare l'attuale politica Atersir-Hera o se preferire una più moderna politica e gestione dei rifiuti». (an.min.)