Gazzetta di Modena

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Cemento nel Parco / Un corteo contro i “chioschi bulgari”

di Stefano Luppi
Cemento nel Parco /  Un corteo contro i “chioschi bulgari”

Domani da piazza Grande fino ai viali. Su Facebook nasce una pagina a difesa dei gestori. Galli contro il sottosegretario  Il 10 aprile i giudici decidono se riaprire i cantieri

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La preoccupazione dei residenti e ambientalisti modenesi per la situazione dei “chioschi bulgari”, i cui scheletri in cemento armato sono stati sequestrati dal Tribunale, domani darà vita alla “Camminata per il parco della Rimembranza”. Appuntamento alle 16,30 in piazza Grande da dove partirà il corteo organizzato dagli ambientalisti che transiterà, tra musica e lettura di poesie dedicate alla natura, lungo via Emilia, viale Martiri, viale Rimembranze fino a piazzale Risorgimento.

UN PARCO DIVERSO. «Chiediamo - spiega Carlaurora Panciroli di Cittadini per il parco Ferrari - che i lavori siamo bloccati e vorremmo fosse rielaborato un progetto di restauro per il parco. Il Comune lo chiama parco delle Mura, ma in realtà si tratta delle Rimembranze perché dedicato ai 960 soldati modenesi morti nella prima guerra mondiale. Devastare il parco e le sue piante è dunque come devastare un cimitero, quasi come se quei soldati fossero morti una seconda volta. Invitiamo tutti a sottoscrivere la petizione sul sito firmiamo.it/fermiamo-il- cemento-nel-parco-di-modena».

“SALVIAMO I CHIOSCHI”. Intanto nasce la pagina Facebook “Amici del parco”, presa ieri d'assalto da decine di messaggi che tra i molti commenti sui chioschi invitano per questa sera al Perlage cafè di via Castelmaraldo 42 a firmare per riaprire i chioschi. «Come potete immaginare - si legge in un post - il parco d'estate senza famiglie che passeggiano, senza ragazzi senza movida... Con solo cantieri vuoti?». Ricordiamo infatti che i titolari dei quattro chioschi sequestrati sono tra le vittime di questa intricata vicenda visto che il Comune ha intimato loro, dotandoli dei permessi con i via libera della Soprintendenza, di fare ingenti investimenti economici per le concessioni, pena la loro perdita. Chi pagherà se si dovesse abbandonare il progetto?

BORLETTI SOTTO ACCUSA. Intanto l'ambientalista Gaetano Galli risponde all'intervista della Gazzetta nella quale il sottosegretario del ministero per i beni culturali Ilaria Borletti Buitoni due giorni fa ha difeso la soprintendenza che ha detto 18 “sì” ai chioschi poi sequestrati.

«Sono stupito dalle parole della Borletti - dice Galli - perché quel parco è vincolato dal 2005 e la posizione non è affatto infelice come dice il sottosegretario: le sue affermazioni forse risentono dell’effetto del disegno ben concepito dal Comune che, nell'intento di sminuire volutamente agli occhi della Soprintendente Grifoni la qualità e l'importanza storica del parco lo ha sempre definito impropriamente in tutti i progetti presentati alla Soprintendenza di Bologna parco delle Mura così da evitare il più possibile di andare col pensiero ai divieti imposti dai vincoli di tutela. La soprintendenza non si è nemmeno accorta che le strutture del chiosco Ex Tosco erano in cemento armato mentre la relazione tecnica della progettista Maria Carolina Arletti che ha avuto nulla della soprintendente Grifoni dichiarava che i pilastrini saranno in tubolare di acciaio in laterizio ed intonacati, mentre le fondazioni sono a plinti isolati e collegati da un cordolo».

SOPRINTENDENZA ESCLUSA. Galli espone altri aspetti: «La soprintendenza non ha mai visto alcune carte e ha finito con il rilasciare autorizzazioni senza conoscere appieno quanto approvava. Il risultato finale, caro sottosegretario, è che la soprintendenza ha approvato progetti di opere senza averne vagliato aspetti fondamentali come gli scavi per impianti gas, acqua, elettrici, gas metano, per le cucine, scavi per pavimentazioni sulle aiuole, scavi di fondazione e altro. Tutte opere in un parco storico, immagino dunque che la confusione in soprintendenza sia tale da non sapere più per cosa si è rilasciata l’autorizzazione e per cosa no. Se anche fosse un luogo degradato, che non è, esso non è un buon motivo per adibirlo a funzioni commerciali di ristorazione recando così gravi problemi alla conservazione di quel che rimane». Galli annuncia di voler mandare la documentazione al Fai, di cui la Borletti è stata per anni presidente.

VERDETTO GIOVEDì. Intanto all’avvocato Marco Pellegrini che cura gli interessi dei chioschi Elio, Bobotti e Tosco è giunta la comunicazione che la mattina di giovedì 10 aprile si terrà l’udienza del tribunale collegiale del Riesame, che avrà il compito di esaminare il ricorso presentato dai gestori dei chioschi che ormai da una settimana sono stati sequestrati. I gestori chiedono che siano fatti ripartire i lavori sulla base di una memoria difensiva corposa che parte da un presupposto: ogni intervento compiuto all’interno de lparco è stato regolarmente autorizzato da appoasiti permessi comunali approvati dalla Soprintendenza. Più di così.