Il ministro Pinotti “debutta” a Modena davanti ai cadetti
La titolare della Difesa ieri ospite d’onore al giuramento Spadino ad honorem a Silvia Guarda, madre di un ex allievo
La prima volta della signora ministro della Difesa a Modena. E la prima volta in cui una donna, una mamma, viene insignita con la massima onorificenza che l’Accademia riserva a un non militare.
Il giuramento dei cadetti del 195° corso Impeto sarà ricordato a lungo per i suoi record.
L’esordio nelle accademie militari delle forze armate per Roberta Pinotti è iniziato proprio in quella dell’esercito, di gran lunga lo strumento più importante e complesso della macchina militare. Per lei, prima donna a occupare la poltrona più alta della gerarchia militare, l’arrivo nell’ex palazzo ducale è stato l’esordio con il meccanismo del passaggio in rassegna delle truppe. Alta, impettita nell’elegante soprabito grigio azzurro, è passata davanti ai reparti dei cadetti schierati sotto i porticati. Al suo fianco i massimi vertici militari e dei carabinieri mentre a fare gli onori di casa c’era il generale comandante dell’Accademia, Giuseppenicola Tota.
Quest’ultimo in poche parole è riuscito dare il benvenuto ai familiari e agli ospiti, a fare gli auguri al sindaco Pighi.
«È l’appuntamento più importante nella vita di un militare quando s’inizia la vita in divisa - ha detto in buona sostanza - Da oggi avete la responsabilità di servire il Paese con disciplina e onore. Giurate di servire la nostra Costituzione e la Repubblica Italiana, un atto di adesione a valori condivisi e non negoziabili». Per rinforzare questi concetti ha chiamato gli allievi ufficiali a rispondere del loro giuramento non solo davanti al loro senso dell’onore e dei loro familiari, ma anche davanti alla memoria degli ottantamila ufficiali che li hanno preceduti, dall’Unità d’Italia in poi, dei 7.820 colleghi caduti nelle varie guerre e delle 506 medaglie d’oro.
Il concetto di sacrificio è stato ribadito anche dal generale Graziano, capo di Stato Maggiore dell’esercito, che ha sottolineato come il giuramento dei cadetti a Modena è il primo dopo il sacrificio del maggiore dei bersaglieri Giuseppe La Rosa in Afghanistan. L’esperienza internazionale è ormai un dato acquisito, visto che i tre quarti delle divise prestano nelle missioni internazionali che sono il biglietto da visita della politica estera dell’Italia. Quanto alle risorse ha dato ormai per acquisita la politica che porterà alla riduzione dei contingenti a 90 mila uomini entro dieci anni.
Il dovere, il sacrificio personale di chi porta la divisa? È toccato ai carabinieri raccontare che cosa significa sul fronte interno della lotta quotidiana alla malavita. «Ci sono momenti in cui ragionevolezza e buon senso non valgono, bisogna tirar fuori il coraggio e rischiare » ha ricordato il padrino del 195°, Rosario Aiosa. Lui nel 1977 era un giovane capitano a Porto S. Giorgio quando partì con i suoi carabinieri all’inseguimento di una banda di sei persone coinvolte in una rapina; fu ferito gravemente, ma nello scontro a fuoco riuscì prima colpire a morte un malvivente, poi a guidare i militari alla cattura degli altri. Il comandante generale dei carabinieri, Gallitelli, ha salutato i cadetti, tra cui il contingente dei futuri ufficiali dell’Arma, ricordando le battaglie contro la criminalità organizzata. Al ministro Pinotti, che parecchi aspettavano al varco per il suo curriculum partito dal Pci e poi approdato all’Ulivo e al Pd di oggi (anche questo un piccolo record per il mondo delle stellette) è toccata la chiusura politica.
Un discorso breve e conciso il suo, fatto di auspici e ringraziamenti. Non è mancata la sottolineatura sulla Costituzione e l’orgoglio condiviso con le famiglie per la cultura dell’amor di patria. Infine l’annuncio di un libro bianco sulle forze armate: «Gli italiani devono conoscere lo sforzo che stiamo facendo e ciò che rappresenta l’esercito».
Infine il momento più toccante, la consegna dello spadino e della qualifica di cadetto ad honorem, a Silvia Guarda.
Lei è madre di un allievo eccezionale, il numero uno del suo corso, scomparso tre anni fa per una malattia, Mattia De Marchi, e oggi ha l’altro figlio Nicola che è pure tra i migliori del suo corso in Accademia. «Abitiamo a Modena da sedici anni - ha detto a margine della manifestazione - e ormai siamo molto legati alla città. Io insegno alle scuole Graziosi e questa onorificenza mi darà ancora più carica nel lavoro di tutti i giorni con i bambini. Sono onorata dell’affetto che mi riserva l’Accademia, che vuole farmi sentire parte integrante di una famiglia a cui sento di appartenere comunque».