Testamento in extremis, nipote a processo
Processo per circonvenzione di incapace ai danni di un anziano sassolese morto cinque anni fa e dei suoi parenti. Un reato difficile da provare, quello contro un nipote 67enne, ma che sette cugini...
Processo per circonvenzione di incapace ai danni di un anziano sassolese morto cinque anni fa e dei suoi parenti. Un reato difficile da provare, quello contro un nipote 67enne, ma che sette cugini sono pronti a portare in fondo, tanto sono rimasti di stucco all’apertura del testamento dello zio comune.
Imputato e difeso dall’avvocato Paolo Petrella è D.L., un sassolese del ceto medio. Appartiene a una famiglia che ha due rami che convogliano su quel parente anziano comune, un uomo morto nel marzo 2009 all’età di 73 anni. Ed è proprio il periodo precedente l’improvvisa morte al centro del caso giudiziario che viene trattato davanti al giudice monocratico Cermaria.
Ieri hanno deposto due donne nipoti dei due rami diversi che hanno dato testimonianze convergenti. L’anziano non stava apparentemente male ed era lucido. Poi improvvisamente, con grande sorpresa dei nipoti, nel marzo di quel’anno arriva una telefonata dal cugino D.L. che annunciava il ricovero dello zio in ospedale. I parenti sono accorsi vedendo lo zio in condizioni critiche e privo di lucidità. Il cugino spiegava a ciascuno che era gravissimo ma di non preoccuparsi: sarebbero stati lui e la moglie ad accudirlo. Morto pochi giorni dopo, in maggio davanti al notaio si è scoperto che lo zio - benestante ma non facoltoso - aveva lasciato un patrimonio ancora da quantificare solo al nipote D.L. in un testamento olografo (il terzo di una serie) firmato proprio pochi giorni prima del ricovero, quando era ancora lucido. I nipoti increduli hanno avviato un’azione civile e ora D.L., sospettato di aver plagiato lo zio, è sotto processo. (carlo gregori)