Gazzetta di Modena

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Siamo sempre più poveri si salvano solo i dipendenti

di Gabriele Farina
Siamo sempre più poveri si salvano solo i dipendenti

Chi ha posti fissi e i pensionati le due categorie che affrontano meglio i tempi duri Ma il loro numero è in calo. Emergenza per giovani, donne, artigiani e stranieri

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Com’è Modena oggi? C’è più povertà e più diseguaglianza. Crollano i redditi di giovani, meno istruiti e stranieri. Resistono, invece, i dipendenti e i pensionati. Sono alcuni risultati emersi dall’indagine Icesmo3, condotta dal Centro di analisi delle politiche pubbliche dell’Università di Modena e Reggio Emilia, pubblicata anche sul web. La presentazione è stata a Palazzo Europa, dove venerdì prossimo ci sarà l’ultimo incontro con Cecilia Guerra.

UNA CITTÀ PER VECCHI? L’indagine, che ha riguardato oltre duemila famiglie di Modena e provincia, traccia un quadro fosco. Dal 2006 al 2011 il reddito complessivo familiare medio si è ridotto dell’11,1%. L’ultimo dato è di 39.565 euro annui a nucleo. Salvo i lavoratori parasubordinati, solo pensionati e impiegati non hanno visto ridursi drasticamente il reddito monetario: circa 35.000 annui per i primi, 30.000 per i secondi nella classifica per professione del capofamiglia. Calano dirigenti e operai, cedono i sussidi di disoccupazione. I pensionati reggono meglio la crisi dunque, ma non è detto che sia così per tutti. Le persone nella fascia tra i 60 e 69 anni oggi guadagnano più di dieci anni fa, ma le stesse persone allora avevano dai 50 ai 59 anni. Oggi le stesse persone hanno visto ridurre il loro reddito equivalente, ma il vero crollo è per i ragazzi. Coloro che dieci anni fa avevano tra i 20 e i 29 anni sono passati da circa 32.000 euro a una quota che si attesta attorno ai 25.000 dieci anni dopo. «Se prima il reddito medio dei modenesi - ha spiegato Paolo Silvestri (foto), docente del dipartimento “Marco Biagi” - era quasi di un terzo più alto della media nazionale e del 10% sul nord Italia, oggi il differenziale positivo con il nord Italia si è sostanzialmente dimezzato».

ARTIGIANI DISPERSI La composizione degli occupati nella provincia è sensibilmente mutata tra il 2002 e il 2011. Su cento lavoratori, quasi ottanta (79,5) sono dipendenti (di cui 40,4 operai). Erano 74,7 e 35,9 di media nel 2002. L’artigianato soffre di più: dal 16,3% d’incidenza nel 2002 all’8,6% nel 2011. Quasi dimezzata la cifra di artigiani, titolari e aiutanti delle imprese familiari. Diminuiscono i “modenesi doc” occupati (dal 65,4 al 59,0%), mentre quasi triplicano il numero di lavoratori provenienti dalle aree a basso reddito ed elevata emigrazione. Crescono leggermente le donne occupate, ma non sempre i dati sono confermati.

POSTI FISSI IN CALO In base all’indagine, i giovani, le donne e gli stranieri rappresentano la cifra più alta dei lavoratori “non standard”. Sono loro ad avere meno possibilità di avere il posto fisso e, di conseguenza, retribuzioni più alte. I redditi da lavoro, su tutta la popolazione degli occupati, sono calati del 7,3% rispetto alla base annua e del 4,1% sul riferimento orario. La flessione ha colpito soprattutto coloro che non hanno un posto fisso, che hanno visto calare di quasi un quinto (-18,2%) il reddito annuale e del 14,4% il reddito orario. Dal 2002 al 2012, i giovani tra i 18 e i 30 anni che lavorano sono passati dal 68,4% al 43,7%. I contratti a termine riguardano per il 36,4% i giovani sotto i 35 anni. Nel 2006 il valore era il 21,8%.

MENO GERMANIA, PIÙ SPAGNA Dall’analisi emerge che a Modena è sempre più a rischio di povertà: nel 2002 erano 20.700 le persone a vivere con circa 730 euro al mese; nel 2011 la cifra è quasi triplicata: 57.300 persone. Una parte più che consistente (41.300) è data dagli stranieri. Cambia anche la distribuzione della ricchezza nella popolazione. Nel 2002 Modena faceva meglio della Germania e dell’Austria per questi due parametri, con indici nemmeno paragonabili all’Italia. Nel 2011 è più vicina non solo al resto del Paese, ma ai valori di Grecia e Spagna.