«L’istruzione argine contro il negazionismo»
Di Sante: internet espone i giovani a tesi pericolose. Serve più formazione anche per i prof.
“Il negazionismo, piano piano, si diffonde via internet”. A parlare è Costantino Di Sante, storico, studioso di Auschwitz – al campo ha anche dedicato un libro – e tra gli esperti che accompagnavano il treno della Memoria.
Parla del fenomeno di revisionismo storico e politico che nega, interamente o in parte, la veridicità dell’Olocausto, e della sua diffusione tra gli studenti. “Negli ultimi anni, grazie agli strumenti messi a disposizione dal web, sono nate decine di siti internet sull’argomento. La maggior parte dei quali, peraltro, subdoli. Nel senso che si guardano bene dal presentarsi chiaramente in veste negazionista”, e pongono piuttosto dubbi che, ad occhi inesperti, potrebbero sembrare plausibili e ben argomentati. “I ragazzi – continua lo storico – finiscono su questi siti magari in occasione di una ricerca sull’argomento”, e può capitare che inseriscano informazioni manipolate, ovviamente in buona fede, nei loro elaborati. Dovrebbe poi spettare al professore smentire o correggere il tutto. Ma “se il docente non ha le basi per compiere queste correzioni finisce che il negazionismo pian piano si diffonde”. Proprio per combattere il fenomeno, pochi mesi fa era stata proposta una legge che definisse il negazionismo come reato. Da storico, però, Di Sante si dichiara contrario. “Prima di tutto, in questo modo si pone un limite al principio della libertà d’espressione, e si rischia di arrivare a negare il diritto di uno storico a compiere un processo di ricerca”. In più, il tutto rischia di essere controproducente: “In questo modo si possono anche creare dei martiri. “Lascerei quindi alla comunità scientifica, e non ad un giudice, decidere ciò che è buona storia o cattivo e strumentale uso della stessa”. Per “porre un argine”, quindi, lo strumento più efficace rimane l’istruzione. “La scuola è il luogo dove si può creare una coscienza critica”. Di Sante sembra quasi preferire la via scolastica a quella “memoriale”. “Andare nei luoghi dove tutto ciò che è accaduto penso non basti”. Bisognerebbe puntare anche su viaggi di formazione per docenti, proprio perché “credo molto nella capacità della scuola e degli insegnanti”. (m.r.)