Intasca 200mila euro donati alla setta
Modena. Anziano regala i risparmi ad affiliato modenese di una chiesa carismatica. Che però non li versa ai “fratelli”: ora è imputato
È alle battute finali un importante processo per circonvenzione di incapace in corso in tribunale davanti al giudice monocratico Maria Cristina Bellentani: la sentenza è prevista per martedì prossimo. Imputato è un modenese sessantenne già legato a una chiesa protestante “carismatica” cittadina: secondo l’accusa, l’uomo ha preso più di 200mila euro da un anziano (ora deceduto) da poco affiliato al gruppo religioso. Tutti i soldi in suo possesso, insomma, sono stati sottratti ai parenti, secondo la figlia ora parte civile assistita dall’avvocato Alessandro Sivelli. L’accusa è che dietro la raffica di prelievi, depositi e altri prelievi dai conti correnti dei due si nasconda un caso di plagio verso un pensionato incapace di difendersi: la Procura ha infatti chiesto tre anni di carcere per l’imputato, mentre la difesa, avvocato Mariangela De Gennaro, ha chiesto l’assoluzione in quanto i soldi sarebbero stati dati spontaneamente. L’anziano di Castelfranco che ha “donato” più di 200mila euro - i suoi risparmi - è deceduto nel 2007. Muratore in pensione, era una persona schiva e ossessionata dalla moglie. Credeva che la donna gli facesse il malocchio e in numerosi foglietti trovati dopo la morte si parla di questa sua convinzione superstiziosa. La sua mente era continuamente occupata dalla paura di cadere vittima di un maleficio, tanto che se ne era andato da casa separandosi da moglie e figlia ed era andato a vivere da solo con quello che aveva messo da parte: denaro e due appartamenti in una palazzina. Solo con alcuni parenti aveva mantenuto rapporti. Poi improvvisamente si è avvicinato a una chiesa protestante “carismatica” di Modena. Una chiesa che si presentava come un luogo in cui si predica un messaggio di amore fraterno e disinteressato. L’entusiasmo e il fervore del neofita lo hanno spinto a vendere i due appartamenti e a incassare quasi 250mila euro da donare ai “fratelli”. Subito dopo il burbero artigiano in pensione, un tempo considerato tirchio, ha donato denaro a piene mani a L.N., 60enne modenese, legato alla chiesa “carismatica”. La guardia di finanza, che ha indagato a lungo sul caso, ha trovato una lunga serie di movimenti bancari fatti dalla presunta vittima: prelevava in contanti somme variabili da 10 a 50 mila euro e poi li consegnava al L.N. Più il conto calava e più la sua vita diventava frugale, persino monacale: viveva di pochissimo spesso isolato. Una forma di cristianesimo integrale che contrastava con l’altro conto, quello di L.N, che si gonfiava. Il travaso si è concluso quando il conto del donatore si è quasi azzerato e quello del ricevente ha superato i 200mila euro. Ma quei soldi erano poi davvero destinati alla chiesa mossa da amore fraterno e disinteressato?
Quando nel 2007 l’anziano è morto, i parenti hanno scoperto tra le sue carte un testamento olografo poi pubblicato dal notaio nel quale lasciava tutto ai suoi “fratelli” anziché alla figlia, alla quale spettava comunque una quota legittima, e agli altri parenti. Ma la scoperta più sconcertante emersa dalle indagini è che L.N. si era nel frattempo allontanato dalla chiesa “carismatica”, come ha poi ricordato in aula il suo “pastore”, e ha prelevato i soldi dal suo conto facendoli scomparire. Imputato per circonvenzione di incapace, non è comparso davanti al giudice mentre i suoi familiari si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Le generose donazioni del neofita non sono insomma finite alla chiesa ma in altre tasche.