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’Ndrangheta, beni sequestrati anche a Modena

’Ndrangheta, beni sequestrati anche a Modena

Operazione antimafia dei carabinieri: tredici ordinanze di custodia cautelare e confiscati oltre 13 milioni di euro

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Unità immobiliari, tra cui due hotel, trattori, rimorchi autoveicoli e società per un valore di circa 13 milioni di euro oltre ai conti bancari intestati ai destinatari delle misure cautelari: sono i beni sequestrati nell’ambito dell’operazione dei carabinieri di Bologna, Reggio Emilia, Crotone e Modena che hanno dato esecuzione, questa mattina, a 13 ordinanze (sette in carcere e sei agli arresti domiciliari) a carico di altrettante persone ritenute contigue alle cosche Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. L’accusa è di avere, in concorso tra loro e nel contesto di un medesimo disegno criminoso, illecitamente e fittiziamente intestato a prestanome, società, beni mobili ed immobili, con il reinvestimento di capitali di illecita provenienza.

L’operazione costituisce l’esito di due filoni di indagine svolte dai carabinieri di Reggio Emilia (operazione «Zarina») e Bologna (operazione «Aurora»), condotte rispettivamente da giugno 2010 ad ottobre 2011 e da novembre 2011 ad ottobre 2012, aventi per oggetto, in gran parte, gli stessi personaggi, pertanto coordinate dalla direzione distrettuale antimafia del capoluogo emiliano in un unico filone investigativo. A Reggio Emilia l’indagine partì da una segnalazione della locale Camera di Commercio e da un controllo dei carabinieri finalizzato a chiarire l’attività di una società calabrese nel settore degli autotrasporti con sede operativa a Gualtieri, nel reggiano, e sede legale ad Isola di Capo Rizzuto (Crotone).

A Bologna le attività furono avviate a seguito dell’incendio di alcuni escavatori in una una cava di una società con attività di estrazione a Sala Bolognese, presso la quale risultavano effettuare movimento terra alcune ditte calabresi. Gli investigatori hanno ricostruito una rete di attività imprenditoriali, tanto in Emilia Romagna quanto in Calabria, strettamente connesse tra loro che, pur formalmente intestate a prestanome, venivano mosse da un’unica volontà criminale imprenditoriale. Tra i destinatari delle misure cautelari, gli inquirenti ritengono di particolare spessore Michele Pugliese considerato vicino alle cosche calabresi Arena e Nicoscia.