Gli esordi del Drake con la Carrozzeria Emilia
L’epopea di un formidabile tecnico come Luigi Bazzi raccontata attraverso carte e fotografie conservate dagli eredi. Le collaborazioni con Lancia e Alfa
Quali sono stati gli esordi lavorativi di Enzo Ferrari? Quale lavoro, esattamente, egli svolgeva all'inizio degli anni '20, quando cominciò a cercare spazio nel mondo dei motori?
Leggendo l'ultimo libro di Nunzia Manicardi, “Pionieri dell'automobile: Lancia, Bazzi, Ferrari" (Il Fiorino, Modena), possiamo finalmente saperlo con precisione: all'inizio della sua carriera di futuro imprenditore Enzo Ferrari era un giovane carrozzaio di belle speranze ma quasi del tutto sconosciuto, ancora senz'arte né parte, che tentò l'avventura commerciale in proprio aprendo a Modena una Carrozzeria Emilia, a cui egli stesso ha accennato nei suoi libri senza però mai fornire delucidazioni.
Questa Carrozzeria Emilia, ci rivela adesso la Manicardi, aveva sede in Viale Jacopo Barozzi 5 e fu aperta nel 1921 o forse anche prima. La sua esistenza è documentata fino al 2 agosto 1922 dopo di che, almeno per ora, se ne sono perse le tracce. Ebbe quindi una vita breve e chiuse probabilmente con un fallimento. Un insuccesso causato non certo dall'incapacità commerciale di Ferrari, che appare anzi subito notevolissima, ma dalla sua perdurante mancanza di capitali necessari a farla sopravvivere e progredire come egli avrebbe voluto. Nelle sue intenzioni, infatti, questa carrozzeria sarebbe già potuta essere quella Scuderia Ferrari che egli riuscì però ad aprire soltanto nel '30 e soltanto grazie ai capitali dei fratelli Caniato, ricchi commercianti ferraresi della canapa con aspirazioni “corsaiole”, e di Mario Tadini, anch'egli ricco commerciante modenese sempre di stoffe e pilota già affermato. Questa prima scuderia durò, per statuto, solo due anni e poi rivide la luce nel '33, stavolta in versione definitiva e in questo caso grazie ai capitali del ricchissimo conte Trossi, industriale tessile biellese (allora il tessile era il settore industriale principale), nonché al concorso del commerciante modenese e grande appassionato Ferruccio Testi.
Tornando alla Carrozzeria Emilia, è molto probabile che vi lavorasse lo stesso Ferrari come meccanico anche perché non aveva certo la possibilità economica di assumere dipendenti. In ogni caso il mestiere lo conosceva, se non altro perché il suo primo impiego, a Torino nel '19, era stato presso un carrozzaio, il bolognese Giovannoni, che trasformava carri leggeri tipo Lancia Zeta in autotelai da carrozzare. Ferrari li provava e riprovava, poi li consegnava alla Carrozzeria Italo-Argentina di Milano dove venivano trasformati in eleganti "torpedo".
Nel libro sono pubblicati tanti documenti inediti quanto soprattutto che l'autrice sia riuscita a collegarli facendoci vedere e capire con estrema chiarezza in quale modo Enzo Ferrari, con abilità sopraffina, si servì di questa Carrozzeria Emilia, e poi di tutte le sue successive intraprese commerciali, per dar il via alla "scalata" nell'Alfa Romeo, che avrebbe portato a Modena nel '33 dentro la sua Scuderia Ferrari.
Nei documenti inediti ci sono tutti i passaggi attraverso cui Ferrari riuscì ad accreditarsi come agente generale Alfa-Romeo per l'Emilia-Romagna arrivando nel 1929 a risultare titolare dell'Auto-Garage Gatti in Via Emilia Est 5 e poi, negli anni '30, della Scuderia che avrebbe preso il suo nome, in viale Trento Trieste (che però allora era parte di Viale Ciro Menotti). Veniamo perfino a sapere che quella che diventò la sede della Scuderia Ferrari era in origine un edificio sorto su "progetto di fabbrica ad uso abitazione ed industria ausiliare della gomma" presentato fin dal 1920 dalla ditta Fratelli Resta. Il libro contiene innumerevoli altri scoop anche su Vincenzo Lancia e su Luigi Bazzi, “braccio destro” di Ferrari e “mente motoristica” della Ferrari dal 1933 a fine anni '60 e di cui nessuno aveva mai scritto.
Altri riguardano il padre di Enzo Ferrari, Alfredo, e la sua Premiata Officina Meccanica, e i suoi rapporti (finora ignoti) con l'affare ferroviario di allora (le Strade Ferrate Lombardo-Venete e dell'Italia Centrale di cui Modena era il nodo centrale), con l'Officina e Fonderia Rizzi produttrice della ghisa indispensabile per le ferrovie e, soprattutto, con il mondo automobilistico in cui lo stesso Ferrari senior pare sia stato un pioniere fin dai primi '900. E c'è perfino un documento con le 272 firme di tutti i dipendenti Ferrari a metà anni Settanta.