Gazzetta di Modena

Modena

’Ndrangheta, la Dda sequestra azienda: riciclava soldi illeciti

di Carlo Gregori
’Ndrangheta, la Dda sequestra azienda: riciclava soldi illeciti

Operazione contro il crotonese Michele Pugliese e i familiari In Emilia gestivano società di trasporti, a Modena carburanti

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C’è anche la sede di una azienda commerciale di carburanti con sede fittizia a Villanova di Modena alla quale sono collegati quattro immobili nel Reggiano tra i beni per 13 milioni di euro posti sotto sequestro preventivo dai carabinieri in merito all’operazione antimafia guidata dalla Procura di Catanzaro contro i Pugliese, famiglia considerata di spicco in rapporto alle cosche mafiose di Isola di Capo Rizzuto (Crotone). I Pugliesi sono ritenuti dalla Dda particolarmente attivi tra Reggio e Bologna, un fatto giudicato preoccupante dalla magistratura.

In particolare a Modena i carabinieri hanno posto sotto sequestro una società che risulta in un edificio rurale in via Viazza. L’azienda porta lo stesso nome di un’importante azienda trentina che commercia in carburanti low cost. In realtà, il proprietario della casa rurale di Villanova era all’oscuro: avevano usato i suoi dati per dare una sede all’azienda, una Srl a socio unico comperata nel giugno 2011 e intestata poco dopo alla madre del principale indagato, Michele Pugliese. Si chiama Carmela Faustini, ha 59 anni e abita a Capo Rizzuto. Ora ai domiciliari, secondo i magistrati era semplice intestataria della società ma pienamente complice nell’attività fittizia che il figlio gestiva per riciclare e reinvestire i soldi accumulati dalle attività della cosca. Proprio quella ditta di carburanti e l’agenzia di autotrasporti Aurora sono i beni che le sono stati confiscati e ora si trova ai domiciliari in Calabria. Infatti, secondo l’ordinanza del gip di Bologna Letizio Magliaro, era Michele Pugliese detto La Papera, 38 anni, l'uomo delle cosche in Emilia. La sua ex compagna Caterina Tipaldi detta La Zarina, 31 anni, lo aveva aiutato a portare avanti i suoi traffici illeciti anche pugliese fosse agli arresti domiciliari e nonostante il sequestro preventivo dei beni che aveva subito nel corso dell'operazione “Pandora” della Procura di Catanzaro risalente al 2009. Sono loro i due personaggi di spicco ieri finiti in manette (lui in carcere, lei ai domiciliari), nell'ambito della maxiretata dei carabinieri di Bologna, Modena, Reggio e Crotone che ha portato all'arresto di 13 persone (7 dietro le sbarre e 6 ai domiciliari), tutte ritenute contigue alle cosche Arena e Nicoscia di Isola Capo Rizzuto. Come ha spiegato il numero uno della Dda regionale Roberto Alfonso, l'accusa è di avere, in concorso tra loro e nel contesto di un medesimo disegno criminoso, illecitamente e fittiziamente intestato a prestanome società, beni mobili ed immobili, con il reinvestimento di capitali di illecita provenienza, con l'aggravante di avere commesso i reati al fine di agevolare l'associazione mafiosa di riferimento. Nel corso dell'operazione sono state effettuate 30 perquisizioni e sequestrati beni per un valore di 13 milioni: alberghi, immobili, società, mezzi di trasporto e conti correnti e la ditta di carburanti a Villanova. Gli arresti, commenta Alfonso, «sono la conferma della presenza molto pericolosa in Emilia delle cosche calabresi che sono riuscite a infiltrarsi nel tessuto economico». In sostanza, anche agli arresti Michele Pugliese utilizzava familiari o persone a lui legate per gestire sotto il suo stretto controllo l’utilizzo di denaro “sporco” nel settore autotrasporti e, nel caso modenese, carburanti e gestione di immobili annessi.