Gazzetta di Modena

Modena

Chioschi sui viali / "Riaprite i cantieri" Le difese contestano il pm E c'è un altro esposto

Andrea Marini e Carlo Gregori
Chioschi sui viali / "Riaprite i cantieri" Le difese contestano il pm E c'è un altro esposto

Comune e gestori al Riesame: «L’indagine è un’ingerenza. Subito il dissequestro» Presentato in Procura un sesto esposto. L’accusa: abuso edilizio e danni al Parco

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MODENA. Tre ore di udienza davanti al Tribunale del Riesame di Modena per vagliare il sequestro dei quattro chioschi del Parco delle Rimembranze e permettere sia al Comune, assistito dall’avvocato Massimo Vellani, che i concessionari, assistiti dall’avvocato Marco Pellegrini, di esporre le loro ragioni per chiedere il dissequestro dopo il decreto del gip Eleonora De Marco su istanza del sostituto procuratore Claudia Natalini (presente all’udienza). L’esito sarà noto solo all’inizio della prossima settimana, dato che i giudici si sono riservati di decidere. Ma ieri sia Pellegrini che Vellani hanno contestato l’indagine della Procura come una grave ingerenza in un’iniziativa comunale che pertiene a un ambito che a loro avviso non è affatto penale. Questo perché, come hanno spiegato i legali, l’indagine lede le scelte urbanistiche, politiche e strategiche per il territorio che ha fissato il Comune: Il progetto del Parco non riguarda solo i chioschi, hanno sottolineato, ma una riqualificazione più ampia che estende al centro storico. Dai due avvocati l’accusa è giudicata vaga e per così dire fluida, oscillante tra un’ipotesi di abuso edilizio e di violazione ai regolamenti urbanistici.

E rimanendo sul fronte delle indagini ieri mattina sul tavolo del procuratore della Repubblica Vito Zincani è arrivato il testo di un nuovo esposto, sarebbe il sesto, che ipotizza altri reati di abuso edilizio e di danneggiamento del parco oltre alla violazione del decreto legislativo del 2004 (articolo 20 e arti. 170) che tutela i beni culturali quale è il parco monumentale di viale Martiri della Libertà. Ma in cosa di differenzia questo esposto dai precedenti? Gli estensori dell’esposto, nelle 4 cartelle dattiloscritte puntano innanzitutto il dito sui lavoro di realizzazione per i condotti fognari, per le condutture del gas e per le acque bianche. Queste tubature - si legge nell’esposto - costituirebbero un doppio problema degno di nota per la procura. Oltre al fatto di essere state realizzate scavando tra gli alberi, mettendo a repentaglio la loro integrità e incolumità, a cominciare dall’ormai celebre Cedro dell’Himalaya, viene evidenziato un fatto nuovo «Quello dell’esistenza di opere eseguite - spiega l’esposto - in assenza di permesso di costruire e nulla osta da parte della Soprintendenza ai Beni Artistici». In pratica il progetto relativo alle opere di urbanizzazione non sarebbe mai stato visto o, addirittura, non esisterebbe. In secondo luogo dall’esame del parco, dei chioschi in via di realizzazione comparandoli con i progetti sin qui conosciuti, ci sarebbero difformità, ritenute rilevanti dagli estensori del nuovo esposto. «Nella realizzazione del chiosco 1 - viene evidenziato - ci sarebbe una difformità esecutiva rispetto alle indicazioni contenute nel permesso di costruire con l’arretramento di circa 0,90 centimetri verso l’interno del parco; con contemporanea occupazione del vialetto in ghiaietto retrostante l’aiuola, asportazione della panchina storica in granito dell’epoca, modificazione dell’impianto originario delle aiuole del parco in quell’ambito e taglio e resezione di radici primarie di 2 pini neri, con riduzione del margine dell’ aiuola e spostamento dei binari dello storico trenino circa un un metro verso l’interno del Parco, il tutto senza indicazione nel permesso di costruire ed approvazione da Comune e Soprintendenza competenti».