Gazzetta di Modena

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la storia

Una “bottega” del decimo secolo

Una “bottega” del decimo secolo

La sua fama era legata alla “triaca” fabbricata con la carne di vipera

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Stabilisce una sorta “trait-d'union” tra il mondo monastico e quello esterno la spezieria che si affaccia sulla via San Pietro. Le sue origini risalgono al decimo secolo presso il monastero benedettino modenese ponendosi poi, tra il XVI e il XVIII secolo, al centro dei servizi medico-farmaceutici della città. Una spezieria che cambia nel tempo anche con le trasformazioni dello stesso monastero, ma resta importante persino per i suoi arredi lignei, con rilievi scultorei, andati poi completamente dispersi. Al suo servizio la biblioteca monastica seconda, per importanza, solo a quella ducale. Gli inventari, conservati ora presso l'Archivio di Stato di Modena registrano una cinquantina tra ricchi erbari, ricettari di prestigio, trattati botanici e di farmacopea. Celebri le varie lavorazioni di spezie e di fiori, ma pure i "pastelli per profumi" a base di incenso e ginepro, mirra e garofano. La sua fama è legata pure alla “triaca” (detta anche “teriaca”), di cui il monastero aveva l'esclusiva ducale sia della fabbricazione che della vendita. Un prodotto eccezionale fatto con carne macerata di vipera femmina dei Colli Euganei, non gravida e catturata qualche settimana dopo il letargo invernale, privata della testa e delle viscere e bollita in acqua salata. «Lo si considerava - dice lo storico Giuseppe Perini - una sorta di panacea, efficace contro paralisi, convulsioni, coliche, febbri e il veleno dei serpenti. Addirittura, come sostiene il Muratori, permise ai monaci di restare immuni dalla pestilenza del 1630. La spezieria era allora molto accreditata, al pari (se non superiore) di quella di Roma e Venezia». (m.f.)