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Problemi di tiroide? Si vedono attraverso la brutta calligrafia

Problemi di tiroide? Si vedono attraverso la brutta calligrafia

Una scoperta accreditata dalla rivista americana Thyroid che pubblica il lavoro di Gianpaolo Papi e Cristina Botti

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Il paziente zero è stata una donna di Carpi di mezza età. Nel 2006 si è presentata in ospedale per una visita e ha esposto i suoi disturbi al medico, elencandoli meticolosamente. Il primo che ha citato però era nuovo rispetto alla casistica medica: «Non riesco più a scrivere come prima. Non sono più disordinata ma mi è cambiata la calligrafia; non riesco a scrivere bene nè le mie piccole poesie e nè la lista della spesa».

Oggi, otto anni dopo, quell’intuizione nata quasi per caso grazie al medico che ha saputo ascoltarla e collegare l’accaduto agli altri sintomi, è diventata una scoperta scientifica che fa il giro del mondo nella comunità internazionale. La notizia della scoperta rimbalza nell’universo web tra i siti delle associazioni dei malati di tiroide; più di 22 mila persone sono collegate in rete.

I risultati del rapporto tra malattie alla tiroide e disturbi alla grafia, tutti misurati e misurabili scientificamente, sono pubblicati dalla bibbia americana “Thyroid”, la prestigiosa rivista scientifica americana che ha consacrato la scoperta modenese e che ora è diventato un motivo di vanto tricolore visto che a mettere il sigillo di autorevolezza è intervenuta l’Università Cattolica.

«In effetti le modificazioni della scrittura sono un elemento importante nella valutazione precoce delle malattie della tiroide - spiega Giampaolo Papi, responsabile del Modulo Patologia Tiroidea all’Usl di Modena e docente di endocrinologia alla Cattolica di Roma e Milano - Quando i pazienti arrivano elencano i sintomi classici: sudorazione eccessiva, tachicardia, perdita di peso, tremori e occhi sporgenti.

Se a questo il paziente segnala anche una deformazione nella calligrafia scatta l’allarme sull’eccesso di ormoni tiroidei, che viene accertato da esami clinici. È ovvio che, come sempre, quanto più precoce è il riconoscimento dei sintomi e tanto più efficace è la cura e migliore il decorso per la guarigione».

Oggi quella signora, il “paziente zero”, passa in ospedale per salutare i medici ed è tornata alle sue poesie e alle attività quotidiane. I malati e i loro familiari a Carpi si sono organizzati, hanno creato l’Associazione dei Pazienti Tiroidei, eleggendo all’unanimità Papi come presidente onorario: per giusta causa, anche lui è finito in sala operatoria per un brutto problema alla tiroide.

L’interessato glissa sui meriti scientifici e le attenzioni dei colleghi Usa che da anni seguono le sue ricerche e preferisce valorizzare l’apporto dei collaboratori. La supervisione del prof. Pontecorvi e la collaborazione del collega Corsello (della Cattolica) fanno il paio con il lavoro di Anna Vittoria Ciardullo (diabetologa all’ospedale di Carpi, esperta di statistica) e del legale modenese Cristina Botti. Ma che ci fa un avvocato nell’equipe dei ricercatori?

«Le conseguenze di una calligrafia incerta - replica la diretta interessata, perito grafologo del Tribunale e pure segretaria dell’Associazione Grafologica Italiana - hanno grosse ricadute concrete nella nostra esperienza. Si pensi ad esempio a un testamento olografo, scritto a mano. In caso di contestazione ci può essere la verifica sull’autenticità dell’atto mentre invece è tutto veritiero. E ancora può esserci il caso di un assegno contestato, come pure è successo, per una firma dai contorni incerti». Pressione sulla carta, righe oscillanti e incerte, aumento dei caratteri e della distanza tra le lettere sono alcune delle valutazioni che vanno approfondite nelle perizie per i potenziali pazienti tiroidei.

Saverio Cioce