I piccoli soci chiedono di pagare “a rate”
Una proposta di Lazzaro Fontana, che rappresenta l’associazione di chi ha meno di 15mila azioni
Non è mancata, durante l'assemblea di Banca Popolare dell'Emilia Romagna, la voce dei piccoli soci. A salire sul palco di ModenaFiere, Lazzaro Fontana, vice presidente nazionale dell'Associazione piccoli soci della Bper (sono oltre un centinaio, si tratta di quei soci che detengono fino ad un massimo di 15mila azioni).
Oltre alle cosiddette indicazioni di voto, in base alle quali ha esppresso il proprio favore rispetto alle modifiche statutarie che i soci erano chiamati a votare, Fontana ha presentato alla platea e alla banca anche alcune proposte, come istituire l'obbligo di massimo due mandati per ogni consigliere di amministrazione e l'acquisto di azioni a rate, a fronte di un aumento del capitale sociale dell'istituto di credito.
«Chiediamo di votare a favore – ha spiegato Fontana – della modifica statutaria che porta all'aumento, da due a quattro, dei consiglieri indipendenti. Siamo un po' meno d'accordo, ma lo riteniamo un male necessario, l'aumento delle deleghe da quattro a cinque, un numero che non dovrà aumentare, per non snaturare l'impianto di banca cooperativa quale è la Bper».
Poi le proposte. «Crediamo sia necessario che i consiglieri di amministrazione – ha aggiunto – non possano svolgere più di due mandati, chiediamo questa modifica, a partire dal 2015. Non vogliamo, inoltre, che il Consiglio di amministrazione sia votato ogni tre anni, perché non porta alcune vantaggio». Riguardo l'aumento di capitale, di cui si parla da tempo (per cifre, secondo le indiscrezioni, pari a 700 milioni di euro), invece, «preferiremmo evitarlo – ha proseguito Fontana – ma se proprio non possiamo facciamo delle proposte. Il rischio è che la banca faccia emissione di titoli che finiscono in mano a pochi. Quindi noi diciamo: cosa vieta di fare acquisti di nuove azioni a rate?. La dilazione permetterebbe ai piccoli soci di avere la liquidità necessario e rimanere così fidelizzati alla banca».
Tema particolarmente ostico, infine, la scelta di non consentire più il voto ai soci con meno di 100 azioni.
«Non diciamo sia stato illegittimo – conclude Fontana – ma sicuramente non è stato bello. Quello che domando alla dirigenza, su questo punto, dunque, è questo: quanti al 31 dicembre del 2013 avevano meno di 100 azioni. E quanti di questi nel 2012 e nel 2013 sono venuti a votare?». (f.b.)