Parliamoci - La verità più difficile
Quanta verità ancora da scoprire e comprendere a due anni da terremoto che ha stravolto Modena e altra Emilia. Forse troppa. O troppo “pericolosa”
Quanta verità ancora da scoprire e comprendere a due anni da terremoto che ha stravolto Modena e altra Emilia. Forse troppa. O troppo “pericolosa” per essere resa nota puntualmente, con discrezione e responsabilità, ma senza dare l’impressione di voler trattenerne una parte nei cassetti. Come la prima relazione della commissione tecnica che ha studiato anche la possibile correlazione tra le trivelle che inseguono ancora il sogno dell’oro nero nella Pianura Padana e le scosse capaci di stravolgerne comunità e centri abitati. Scavare alla ricerca del petrolio non si esclude possa aver almeno anticipato le scosse sismiche (non causato, trattandosi di terremoto di origine tettonica). Una conclusione di fonte scientifica ancora da affinare, certo: ma, comunque, non l’emotività impulsiva di cittadini preoccupati per la sorte del loro territorio come del proprio destino e neppure l’enfasi iperambientalista di chi sa dire solo e sempre no, a tutto e a tutti. L’impatto dell’attività petrolifera sulla faglia di un’area sismica (che ce n’è voluto un po’ anche perché Modena e la Bassa lo fossero considerate...) è ben diverso da quello del fracking su cui si è discusso e vaneggiato per mesi. Tra le coincidenze, rimangono lì il picco delle trivellazioni nel periodo antecedente le grandi scosse e il loro essere rallentate, di molto, subito dopo... Ben vengano altri tecnici a verificare le conclusioni dei primi. Ma nessuno si azzardi a parlare di allarmismo se l’esito della prima relazione Ichese (e il suo rimanere nascosto, non condiviso, non spiegato) non passa sotto silenzio. Se Modena e l’Emilia sono state laboratorio di tutto quanto va fatto per rimarginare le ferite di un terremoto, in un Paese che finge di non avere questo problema al contrario di quanto la storia ci insegna a suon di tragedie, lo vogliono essere anche sul fronte della prevenzione e della coscienza dei rischi. Per farlo ha diritto e bisogno di conoscere ogni verità, anche la più imbarazzante e complicata. Anche a costo di fermarsi a riflettere o di fermare qualcosa che rischio è o lo aumenta. Perché il sacrificio del 2012 a qualcosa possa servire davvero. Ancora.
@engraz
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