Gazzetta di Modena

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Modena e i Templari in un messale del 1271 la potenza dell’Ordine

di Gabriele Sorrentino
Modena e i Templari in un messale del 1271 la potenza dell’Ordine

Viaggio tra gli “ospitali” e i castelli dalle Crociate in poi Il documento dato a fra’ Pietro per la “magione” geminiana

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Modena piccola capitale tra le città “templari” citate da Enzo Valentini nella sua guida “I templari: i luoghi dell'ordine del Tempio in Italia” (Ed. Mattioli 1885, pp. 159, 16 euro), una vera e propria guida alle chiese e ai castelli italiani appartenuti ai Templari.

Sull’ordine di monaci guerrieri sorto in Terrasanta intorno al 1119-1120 per iniziativa del cavaliere Hugues de Payns si è scritto molto anche se i documenti originali sono pochi. L’ordine fu definitivamente distrutto nel 1314 col rogo del Gran Maestro Jacques de Molay voluto dal Re di Francia Filippo il Bello con la connivenza di Papa Clemente V, al secolo Bertrand de Got. Erano gli anni della “Cattività Avignonese” e Modena era dominata dalla figura di Rainaldo Passerino Bonacolsi che proprio con Clemente V avrebbe lottato duramente, alla testa della grande coalizione ghibellina che comprendeva anche Scaligeri e Visconti.

In verità, i Templari non si estinsero con la soppressione dell'ordine. Come racconta Valentini quelli che si trovavano fuori dalla Francia riuscirono in parte a salvarsi aderendo ad altri ordini militari - gli Ospitalieri, i Teutonici, i Calatrava - oppure abbandonarono la vita militare per divenire Cistercensi. Addirittura, in Portogallo, re Dinis per ringraziarli dell'apporto fondamentale alla Reconquista creò un nuovo ordine, “I Cavalieri di Cristo” dove confluirono beni e monaci del Tempio. Insomma, i Templari segnarono profondamente la storia europea degli ultimi secoli del Medioevo e non stupisce che la loro presenza fosse capillare in Italia, vero e proprio ponte tra l'Europa e Terrasanta. Il libro di Valentini, che è pure segretario della Libera Associazione Templari Italiani, offre un'intelligente chiave di lettura alla riscoperta delle vestigia dell’ordine. La guida propone nove itinerari, dalle Alpi alla Puglia, corredati da curiosità e indicazioni turistiche. Tra questi, l'itinerario dell'Emilia Romagna, si incardina su Forlì, Ferrara, Fidenza, Parma e Reggio Emilia, dove i Templari possedevano l'Ospitale di Santo Stefano che ancora oggi dà il nome a un tratto della Via Emilia.

E Modena? La sua importanza risalta attraverso un documento unico al mondo conservato presso l'Archivio Capitolare del nostro Duomo (O.II.13). Si tratta del Missale Vetus ad Usum Templariorum donato dalla precettoria di Mucciatella, nel Reggiano, a frate Pietro da Modena precettore del nuovo ospitale fondato intorno al 1271 presso il Ponte di Sant'Ambrogio e oggi scomparso. Si tratta di un codice miniato di 221 fogli di pergamena che contiene, tra l'altro, un calendario liturgico. Un testamento del 1176, però, svela l'esistenza di una seconda casa templare nella nostra città, situata vicino a Porta San Pietro, in quella via Masone che nel nome cela proprio il termine “Magione” che identificava la “casa” templare.