Petrolio-sisma: quegli atti dimenticati
Poco prima del maggio 2012 la Regione rispondendo sui rischi del Cavone aveva già ammesso una possibile relazione
«Non può essere esclusa un’influenza delle attività di estrazione e reiniezione sulla sismicità meno profonda (scosse con ipocentri a profondità comprese tra i 1000 e i 3000 metri)».
Lo certificava la Regione Emilia Romagna, parlando delle estrazioni di gas e petrolio al Cavone, con reiniezione di fluidi, poche settimane prima dei terremoti che hanno devastato la Bassa nel maggio 2012. Parole dell’assessore regionale Paola Gazzolo, rivolte dopo gli accertamenti dell’epoca al consigliere Mauro Manfredini, che proprio sulla questione Cavone e sulle estrazioni e reinezioni nel sottosuolo aveva presentato a dicembre 2011 una interrogazione, chiedendo se - in prospettiva - ci sarebbero stati problemi analoghi per il deposito di Rivara, fortemente spinto da alcuni ambienti politici e industriali.
Scopriamo così, spulciando negli atti dimenticati della Regione, che la stessa Regione ammetteva una possibile relazione Cavone-terremoti, ma prima del maggio 2012 e molto prima delle così discusse conclusioni della commissione Ichese. Stesse conclusioni, ma oggi con una portata assai diversa, perchè di mezzo c’è un terremoto devastante, un movimento no triv in forte crescita, e soprattutto interessi e lobbies economiche fortissime che spingono per le trivellazioni (in vista delle estrazioni) e per il nuovo fracking.
A febbraio 2012, tra l’altro, l’assessore Donini, sempre parlando della correlazione ipotetitica tra il Cavone e terremoti superficiali (il grande sisma si stava ”caricando” in quei giorni) assicurava: «Tali terremoti sono tutti di bassa magnitudo e in occasione di tali eventi non sono stati osservati effetti dannosi sulle opere e sulle attività della zona».
Parole drammaticamente smentite a distanza di pochi giorni, quando Novi, San Possidonio, Mirandola (i Comuni dove iniste il Cavone) sono stati praticamente rasi al suolo.
La Regione - che aveva chiesto riscontri all’ufficio minerario di Bologna, l’Unmig - disinnescava così la questione Cavone, ammettendo ma minimizzando una possibile interazione tra la coltivazione del campo e la sismicità locale.
Ma, a proposito di Rivara, le conclusioni, per cui era prevista l’iniezione di gas alla stessa profondità del giacimento del Cavone, erano più nette: «L’operazione richiede l’esercizio di forti pressioni per lo spiazzamento dell’acqua confinata, in pressione. In queste condizioni di esercizio le probabilità di indurre sismicità sono maggiori e non si può escludere la riattivazione di faglie».
Insomma: in base ai dati della Regione, se era possibile una più o meno flebile relazione tra Cavone e terremoti, lo era maggiormente tra deposito gas a Rivara e terremoti. Ecco perchè la relazione anticipata da Science, che mette in un angolo imbarazzante una Regione che l’ha tenuta nascosta per mesi, non solo evoca nella possibile relazione tra sisma del 2012 e Cavone una imponente causa di riflessione, ma a maggior ragione sembra condannare - più che scagionare - il ritorno in auge del deposito gas di Rivara.
Alberto Setti