Il segreto della longevità? Forse scoperto all’Università di Modena
E' nel Dna mitocondriale il segreto della longevità. A questa affascinante conclusione, che potrebbe segnare una svolta per la qualità della vita della popolazione anziana, è giunto uno studio tutto emiliano sul ruolo del Dna mitocondriale circolante come causa dell'infiammazione cronica che si associa al processo di invecchiamento.
E' nel Dna mitocondriale il segreto
della longevità. A questa affascinante conclusione, che potrebbe segnare una svolta per la qualità della vita della popolazione anziana, è giunto uno studio tutto emiliano sul ruolo del Dna mitocondriale circolante come causa dell'infiammazione cronica che si associa al processo di invecchiamento. Lo studio - coordinato da Andrea Cossarizza dell'Università di Modena e Reggio Emilia e da Claudio Franceschi dell'Univeristà di Bologna e portato avanti in prima persona da Marcello Pinti dell'Università di Modena e Reggio Emilia - si è svolto nell'ambito del progetto Europeo EU-GEHA ed è stato finanziato in parte anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola.La ricerca ha visto coinvolti, oltre
ai gruppi di ricercatori modenesi-reggiani e bolognesi, anche un gruppo dell'Università degli studi di Firenze, il Dipartimento di Patologia Clinica del Nuovo Ospedale S.
Agostino-Estense di Baggiovara di Modena, diretto dal dott.
Tommaso Trenti, il CNR di Pisa e l'Istituto Superiore di Sanità di Roma. Immediato l'interesse della comunità scientificia internazionale per questa scoperta, tanto che lo European Journal of Immunology sul numero in uscita a maggio pubblicherà lo studio. "Non c'è dubbio che questa scoperta scientifica - ha affermato il Rettore dell'Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, Angelo O. Andrisano - dischiude le porte a nuove froniere di ricerca e terapeutiche.
Non si è trovato il mitico elisir di lunga vita, ma certamente sapere di più del nostro sistema immunitario e dei meccanismi fisiologici che conducono all'invecchiamento consente di far progredire le terapie rivolte agli anziani. Vedere che gli autori di questa scoperta sono ricercatori del nostro ateneo ci riempie di soddisfazione e fa comprendere come la capacità di fare ricerca di eccelleenza non è prerogativa solo di atenei italiani più noti o dei grandi atenei stranieri. UNIMORE come rivela questo studio è ormai pienamente integrata nel circuito della migliore ricerca internazionale".