Gazzetta di Modena

Modena

«La tragedia? La colpa non è dei pozzi»

di Serena Fregni
«La tragedia? La colpa non è dei pozzi»

Scetticismo tra gli abitanti che vivono a ridosso degli impianti del “Cavone” sulle possibili relazioni

2 MINUTI DI LETTURA





SAN POSSIDONIO. I pozzi del Cavone continuano a far discutere. Sono una decina nella zona tra San Possidonio, Novi e Mirandola. È impossibile non notarli, anche se i cittadini si sono abituati alla loro presenza, in quanto è dal 1979, da quando Eni ha attivato i lavori, che ci devono convivere. Daniele Campagnoli, imprenditore e titolare di “Calzature Daniele”, noto negozio alle porte del paese, è anche proprietario del terreno di fronte, dove è il Cavone 4, recentemente riavviato dopo alcuni lavori di manutenzione. «Ho sempre vissuto qui - sostiene Campagnoli - e c'ero quando hanno avviato gli impianti. In trent'anni non abbiamo mai avuto problemi e non credo che possano esserci correlazioni tra questo e il terremoto. Gli impianti funzionano a pompaggio e ogni barile di petrolio estratto si compensa con l'acqua. Quindi dovrebbe essere sicuro». Andando verso l'argine del Secchia, poco dopo San Possidonio, si incontra la piccola frazione di Bellaria, dove i pozzi del Cavone ad oggi sono tre, uno nel paese e altri due situati vicino all'argine. Gli abitanti di Bellaria non possono fare a meno di chiedersi se lo studio sia fondato e se possano esserci motivazioni reali, ma in anni e anni di trivellazioni ed estrazioni, non sembrano aver avuto nessun problema proprio come racconta Alcide Belloni, titolare di un'impresa termoidraulica e residente nella frazione da sempre: «Mi ricordo quando hanno messo i pozzi, negli anni ottanta, ma da allora non è mai successo niente. Certo, scavare e trivellare non aiuta il terreno, ma se davvero lavorano come dicono, attraverso l'estrazione e la compensazione con l'acqua, allora non dovrebbe succedere nulla». Della stessa opinione è anche il falegname Alberto Incerti, che in paese è proprietario della bottega storica di falegnameria da cinque generazioni, dal 1877, unica nella Bassa che afferma : «Vivo da sempre in queste terre e i pozzi non hanno mai recato danni. In alcuni operano scavi sempre più profondi per arrivare al petrolio e non aiutano il terreno, ma personalmente non ho mai sentito nulla». I coniugi Famulari, che vivono a duecento metri dai due pozzi a ridosso dell'argine sono proprietari da diversi anni della “Fattoria didattica”, un progetto per avvicinare i bambini alla campagna promosso dalla Regione e gestiscono “Il dolce tarlo”, azienda che produce miele. Franco Famulari è convinto che non ci sia una relazione tra il terremoto e i pozzi e commenta: «Non credo si possa imputare qualche colpa a questi impianti, ma, allo stesso tempo, non hanno un impatto positivo sull'ambiente. Hanno scavato e continuano a farlo e il terreno è sempre sotto sforzo».

©RIPRODUZIONE RISERVATA