Rapina, due condannati e cinque alla sbarra
Tre anni di reclusione per uno, quattro per l’altro, processati con rito abbreviato, E altri cinque rinviati a giudizio, per un processo ordinario che aprirà il 12 giugno davanti al Tribunale di...
Tre anni di reclusione per uno, quattro per l’altro, processati con rito abbreviato, E altri cinque rinviati a giudizio, per un processo ordinario che aprirà il 12 giugno davanti al Tribunale di Modena, nella sezione presieduta dalla dottoressa Bellentani,
È questo l’esito dell’udienza che si è tenuta ieri in tribunale. Davanti al gup, dottoressa Maria Cristina Magno, sono comparsi gli imputati della rapina a mano armata commessa il 2 aprile del 2012 all’Iperfamila di Fiorano.
Dove, si ricorderà, un commando armato bloccò i vigilantes, portandosi via l’incasso che stavano ritirando, per un ammontare di 110mila euro.
La banda svanì nel nulla finchè poche settimane dopo, in Toscana, si verificava un assalto analogo, con un esito ancor più grave perché durante la fuga, forse scambiandolo per un inseguitore, la banda sparò al volto di un passante, ferendolo gravemente. Il commando tentò anche di bruciare le auto, senza riuscirci completamente. Così, dalle indagini della polizia toscana, partita dalla testimonianza di u na persona che ha riconosciuto uno dei sospetti, sono stati individuati i presunti responsabili dei due colpi. Il tutto attraverso le verifiche delle celle dei telefoni cellulari. Il gruppo infatti risultava nei pressi delle rapine.
Sette persone sono così finite nei guai, per lo più campani considerati pendolari delle rapine. Le difese in questi mesi hanno contestato la mancanza di prove, parlando di un procedimento solo indiziario. Ma ieri la dottoressa Magno ha valutato diversamente.
I tre anni di reclusione sono stati inflitti a Fortunato Manna, immigrato a Modena, difeso dagli avvocati Pierfrancesco Rossi e Umberto Rossi, considerato di avere collaborato alla banda trasportando dal Sud al Nord con un soccorso stradel le auto utilizzate per le rapine, così da sottrarle ad eventuali controlli. Quattro anni inflitti a Pasquale Puro, di Napoli, difeso dagli avvocati Capasso e Saviano di Napoli.