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Il ministro Galletti: «Terremoto? Non fu colpa delle trivellazioni»

Il ministro Galletti: «Terremoto? Non fu colpa delle trivellazioni»

Il responsabile dell’Ambiente alla ›amera: «Anche se non si può escludere, al momento, che le attività nel sottosuolo, in particolare a Cavone a Mirandola, abbiano anticipato un sisma che si sarebbe comunque verificato

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Il terremoto del maggio 2012 in Emilia-Romagna non è stato indotto dalle trivellazioni. Anche se non si può escludere, al momento, che le attività nel sottosuolo, in particolare dell'impianto di Cavone a Mirandola, abbiano di fatto anticipato un sisma che si sarebbe comunque verificato. Il ministro dell'ambiente, Gianluca Galletti, legge da un altro punto di vista il rapporto Ichese, anticipato dalla rivista "science" nei giorni scorsi e pubblicato integralmente ieri sia sul sito della regione Emilia-Romagna sia sul sito del ministero per lo sviluppo economico. Galletti risponde oggi alla camera, durante il question time, all'interrogazione del deputato leghista Guido Guidesi e rivendica come «il lavoro di questo ministero sia sempre stato caratterizzato dalla massima cautela e dalla totale collaborazione con le regioni».

Il ministro spiega dunque che nel rapporto Ichese "si esclude che la sequenza sismica dell'emilia sia stata indotta, ossia provocata completamente dalle attività antropiche (le trivelle, ndr). Le attuali conoscenze tecnico-scientifiche, tuttavia- aggiunge comunque galletti- non consentono di avere un quadro completo per poter escludere o confermare che le attività del sottosuolo, con particolare riferimento al sito produttivo di Cavone a Mirandola, possano aver anticipato il momento in cui il terremoto sarebbe comunque avvenuto in maniera naturale a causa dell'energia già accumulata nelle faglie". Per questo, continua il ministro, la stessa commissione Ichese "ha disposto una serie di 'raccomandazioni' tese a reperire un congruo quantitativo di dati e di elementi di studio, da utilizzare con idonei sistemi 'di monitoraggio ad alta tecnologia finalizzati a seguire l'evoluzione nel tempo dei tre aspetti fondamentali: l'attività microsismica, le deformazioni del suolo e la pressione di porò».

Il gruppo di lavoro formato il 27 febbraio scorso dal ministero dello sviluppo economico, con "esperti nazionali di chiara fama nominati da protezione civile, Ingv, enti di ricerca e università", ha appunto il compito di «definire le linee guida operative per l'implementazione di detti sistemi di monitoraggio- spiega ancora galletti- inoltre, a breve saranno definiti i dettagli operativi che consentiranno alla concessione produttiva di Cavone di divenire un laboratorio di sperimentazione ad elevata tecnologia, per la definizione di un modello geodinamico di sottosuolo sito-specifico, ottemperando in tal modo ad un'altra raccomandazione della commissione».

In parallelo, rende noto galletti, anche il ministero dell'ambiente, nell'agosto scorso, ha attivato un suo gruppo di studio, chiedendo ad ispra di raccogliere "informazioni consolidate e disponibili, al fine di definire un quadro sullo stato delle conoscenze in materia di possibili relazioni tra le attività di ricerca e coltivazione di campi di idrocarburi, sia sulla terraferma che in mare, anche condotte con tecniche nuove ma non completamente conosciute, come l'idrofratturazione, e l'aumento se non l'innesco di un'ulteriore attività sismica non trascurabile anche su scala regionale".