Gazzetta di Modena

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Scarpati: una “recherche” sul filo della memoria

di Chiara Bazzani
Scarpati: una “recherche” sul filo della memoria

L’attore presenta il suo libro “Ti ricordi la casa rossa”, un recupero del passato sollecitato dalla malattia della madre affetta da Alzheimer. Si comincia alle 21

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MODENA. Giulio Scarpati sarà al Forum Monzani questa sera alle 21 con il suo libro “Ti ricordi la casa rossa”, Mondadori (ingresso libero) per chiudere la serie di incontri con gli autori cominciata a marzo e inserita nell’ambito di Forum Eventi. L'attore e scrittore romano (ha debuttato nel 1968. Nella sua carriera tanto palcoscenico (Il trionfo dell’amore, Prima del silenzio, Lorenzaccio, Orfani, Ifigenia, L’idiota...) tanto cinema (Il giudice ragazzino, Pasolini, Chiedi la luna, Cuori al verde, Italiani, Mario Maria e Mario...) e tanta televisione (Cuore, L’ultima pallottola, La casa bruciata, Un medico in famiglia, Di Liegro, Resurrezione, Don Zeno...) presenterà il suo primo, e a quanto dice, ultimo lavoro editoriale che prende spunto dalla malattia della madre, affetta dal morbo di Alzheimer. Nasce così un racconto sulla scia dei ricordi della Casa Rossa, nel Cilento, dove il tempo non fa più da fissativo, ma da solvente: il dissolversi delle memorie della madre è il set dei ricordi del figlio. Così, risalendo di ricordo in ricordo, Giulio Scarpati “riracconta” alla madre la storia della sua famiglia.

Giulio, questo è il suo primo e “ultimo” libro? Perché ultimo?

«Perché non sono uno scrittore. Questo è un libro che racconta una storia che mi appartiene. Poi è vero che come tutte le storie particolari hanno aspetti che le rendono anche universali. Questa racconta la vita di una famiglia degli anni '60. Cerco di ricordare mia mamma, e i ricordi d'infanzia sono soprattutto legati a questa casa rossa nel Cilento, un posto importante».

I ricordi partono dunque dalla casa rossa?

«Riparto da lì, con questi primi viaggi che facevamo con una Seicento stracarica di bagagli di animali e di cose per arrivare in questo posto che era molto particolare, senza elettricità, senza acqua corrente. Un posto mitico in cui stavamo per tutto il periodo estivo in una situazione di grande libertà. Tutto molto primitivo e arcaico. Era un posto simboleggiato da un'altalena appesa a un ulivo che rappresenta proprio una libertà di cui potevamo godere, dove tutto era permesso».

La malattia di sua madre l'ha messa di fronte all'esigenza di ricordare.

«La memoria è anche questo, ti fa recuperare pian piano i ricordi, riscoprire tante cose che avevo dimenticato, e la malattia in tutto questo fa un po' da cornice. Questa malattia è devastante e le persone scompaiono totalmente, quindi senti proprio la necessità di restituire loro un po' di serenità ricucendo una memoria dove non esistono più il presente e il passato. Le persone che soffrono di Alzheimer vivono in un mondo dove non ci sono mai dei punti di riferimento quindi c'è una grande confusione. E così ho sentito il bisogno di ricordare a mia madre chi era stata».

Il suo mestiere di attore in qualche modo l’ha aiutata a rapportarsi con sua madre?

«Sì perché ti devi sempre spostare dal piano logico su quello più emotivo. L'espressività che io vedevo in mia madre mi faceva capire il suo stato d'animo».

C'è un ricordo a cui è particolarmente affezionato?

«Ce ne sono molti, ma penso tra quelli più recenti c'è il viaggio che abbiamo fatto con mia sorella e mia mamma, nel luogo dove lei è nata e dove lei è voluta tornare per rivedere la sua casa dell'infanzia. All'epoca era ancora in grado, seppur con fatica, di parlare e di camminare. L'emozione è stata anche nel vedere la sua felicità nel ritrovare le cose della sua infanzia e scoprire con i suoi occhi di adesso una Napoli degli anni '30. Quello è stato un ultimo atto anche doloroso perché poi i ricordi erano ancora vivi ma lei perdeva sempre di più la parola e la capacità di comunicare. Questo libro è stato per me anche un po' un bilancio del mio rapporto con lei, anche nei conflitti che ci sono stati tra noi all'inizio della mia carriera. Anche questo è servito, perché anche gli scontri sono necessari».

Un libro sicuramente commovente...

«Sì ma mi fa piacere che le persone che lo hanno letto mi dicano invece che pur essendo commovente non è angosciante. Certo è una riflessione dolorosa, ma penso di essere stato propositivo, e non lamentoso».