Alluvione, tolti gli argini «Ma chi pagherà i danni?»
SAN FELICE. Tre mesi fa decine di camion e di ruspe lavorarono una notte intera. E poi nei giorni successivi, giorno e notte, per creare la linea Maginot contro l’alluvione dell’acqua del Secchia che...
SAN FELICE. Tre mesi fa decine di camion e di ruspe lavorarono una notte intera. E poi nei giorni successivi, giorno e notte, per creare la linea Maginot contro l’alluvione dell’acqua del Secchia che sfiorava San Felice.
Per i promotori una operazione salvifica delle aziende del polo industriale e di quelle del polo artigianale di via Furlana. Quel piano Marshall contro l’acqua che a San Felice paese non ci è mai arrivata venne da alcuni salutato come una magistrale azione di protezione civile, da altri ridicolizzato da subito, nella convinzione che per questioni altimetriche il pericolo non c’era, lo si poteva comunque gestire, e ci sarebbe stato un inutile spreco di energie ed emozioni.
In questi giorni di sole e secco, sono invece in corso le operazioni in senso inverso, ovvero la rimozione con camion e ruspe dei muri di terra ai margini della provinciale 468. Ma, laddove il muro di terra era stato realizzato su proprietà privata, la rimozione della linea Maginot si porta dietro le perplessità: «In queste settimane siamo andati almeno dieci volte in Comune a chiedere di togliere questa terra dalla proprietà», spiega il titolare dell’azienda vivaistica che ha sofferto i danni maggiori. «Avevamo appena completato il prato che ha richiesto un anno di lavori, e per chi come noi si occupa di piante e giardini, quel prato che si affaccia sulla strada era la nostra vetrina. Invece la stagione migliore sta passando. Così prima abbiamo dovuto rompere noi l’argine, poichè l’acqua non defluiva. Poi dopo le insistenze sono arrivati, ma il prato va rifatto. Oltre a quello di immagine, c’è un danno che calcoliamo in almeno 10mila euro, Non vogliamo discutere della dubbia utilità di questa operazione, o del fatto che l’argine potesse essere fatto in strada, come altrove. Ci interessa ad oggi essere certi del risarcimento». Sembra infatti che per un disguido di comunicazione, l’azienda in questione non sia stata inserita negli elenchi giusti. Un “disguido” che non può che essere risolto bene. (ase)