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Custodi del Balsamico/ Nonno Franco Roli: «Avere un’acetaia? Aiuta a sorridere» - FOTO - VIDEO

di Laura Solieri
Custodi del Balsamico/ Nonno Franco Roli: «Avere un’acetaia? Aiuta a sorridere» - FOTO - VIDEO

Da inizio Novecento le botti sfornano il prodotto di famiglia «Quando entro qui dentro sento il profumo del paradiso...»

19 aprile 2014
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CASTELVETRO. La tradizione dice che quando nasce una figlia bisogna far partire una batteria d'aceto e piantare un noce, perché un tempo quando le figlie si sposavano andavano fuori casa, mentre i figli maschi portavano in casa la moglie. In questo modo si avevano i barili da mandare fuori casa insieme alla figlia senza depauperare l'acetaia di famiglia, e il noce serviva per fare il baule per il corredo. In queste regole derivanti da generazioni e generazioni di modenesi con la passione per l’aceto è racchiuso il segreto del forte legame che si crea in ogni famiglia con l’acetaia. Quelle botti non sono semplici oggetti, ma diventano una sorta di testimone della famiglia che l’accudisce e ma mantiene nel corso del tempo. L'acetaia di famiglia di Franco Roli di Castelvetro, classe 1926, è nata agli inizi del Novecento da tre barili che il padre Silvestro ha lasciato in eredità ai figli. Franco ha coltivato con dedizione negli anni la passione per l'aceto balsamico, trasmettendola ai figli e alle nipoti che grazie a lui sono cresciute condividendo e conoscendo questa tradizione.

«Sentite, entrando qui dentro si respira un profumo che sembra di essere in paradiso! - ci accoglie Franco nella sua acetaia - Tra le mie botti ne conservo ancora una che ha più di un secolo e i cerchi in legno: oggi di queste non se ne vedono più. Mio padre era un agricoltore e per fare l'aceto balsamico metteva da parte un po' di vino. All'epoca si usava fare il forte per fare il balsamico, adesso è tutto diverso... Se vi faccio sentire l'odore di quello che c'è dentro questi tini non so se riuscite a sopportarlo» sorride Franco illustrando l'antico processo di lavorazione dell'oro nero, che lui continua a praticare.

«Quando ero piccolo io, occuparsi dell'aceto non era un lavoro come oggi, ma un passatempo dei nostri vecchi: il tempo era denaro e andava speso lavorando la terra, nostro sostentamento. Solamente di sera, rientrando dai campi, ci si dedicava a questa passione». Con Franco, ci sono le nipoti Valentina e la piccola Maria Vittoria: «il nonno ha sempre creduto molto nell'aceto e ha lasciato una batteria per ogni figlio - racconta Valentina - La batteria che arriverà a me la gestisce mio padre, Giuseppe Simonini, con l'amore che gli ha trasmesso il nonno Franco. Questa è sì una passione ma è anche un lavoro perché seguire l'aceto è sicuramente impegnativo ma il risultato rappresenta un prezioso patrimonio di cui spero beneficeranno tutte le generazioni future della nostra famiglia!».

Il motto di Franco è uno solo: al mondo ci vuole il sorriso. «Nella vita bisogna saper fare di tutto e specialmente nell'agricoltura occorre produrre per il tuo prossimo. Con il sorriso sulle labbra paghi tutto - ci salutano Franco, la moglie Maria e tutta la bella famiglia che lo circonda - Mio padre con il suo lavoro mi ha insegnato che chi vede le piante crescere, cresce nella vita e dopo un'esistenza dedicata al lavoro nei campi, a stretto contatto con la nostra bella terra posso testimoniare che è davvero così». E c’è di che essere sicuri che una parte di quel sorriso di cui parla Franco arrivi dalla bontà e dalla qualità di quell’aceto di famiglia che tutti contribuiscono a creare nel corso degli anni.

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