Gazzetta di Modena

Modena

Quell’ipocastano monumentale

Quell’ipocastano monumentale

Un’apertura di settanta metri si fa ammirare in un giardino a fianco della sp 623

19 aprile 2014
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GUIGLIA. Un gigante buono, ma poco conosciuto. È alto tredici metri e con la sua circonferenza potrebbe coprire gli alunni di un’intera scuola. Un suo “cugino” è simbolo di un Comune, lui è “soltanto” un ippocastano monumentale. Ma quello che si fa ammirare a fianco della strada che sale a Guiglia non potete non vederlo e non fermarvi ad ammirarlo. Soprattutto per chi sale in bicicletta, in un percorso tanto caro ai cicloamatori, il maxi ippocastano in estate può essere un buon rifugio all’ombra per godersi escursione e paesaggio collinare.

L’albero secolare in piazza Belvedere è l’icona di Guiglia. Poco distante, lungo la strada provinciale 623 che collega il centro a Roccamalatina, s’inizia a intravedere questo parente di tutto rispetto. Già lungo il percorso si vede la sua maestosità. Si solleva dal terreno come un edificio di tre piani e la sua “apertura alare” è di oltre settanta metri. Lo spazio dalla fronda più estrema al tronco può contenere più di una porta di calcio in lunghezza. Il tronco stesso ha una circonferenza che supera i quattro metri. Per abbracciarlo tutto, serve l’azione congiunta di cinque o sei scolari. Avvicinandosi al gentile albero verde si nota un’ampiezza davvero fuori dal comune. Sul terreno si notano anche un insieme di tiranti; un accorgimento diretto a garantire il sostegno di tutta la parte centrale della ramificazione.

L’Aesculus hippocastanum (questo il suo nome scientifico) è immerso nel giardino di una struttura abbandonata. Un’azienda agricola, a quanto si apprende. Ciò nonostante, l’albero è mantenuto con cura e passione. L’ippocastano non rientra nella mappa degli alberi monumentali d’Italia. Una carta in cui compare il castagno monumentale di Monteombraro. Alto come lui (tredici metri), è più slanciato verso l’alto e ha una circonferenza alla base di circa quindici metri. Secondo alcune fonti, potrebbe risalire ai tempi di Matilde di Canossa. Un “fratello maggiore” sarebbe invece in Valle d’Aosta. L’Ippocastano della Chiesa, di proprietà della Curia, si staglia per venti metri d’altezza, quanto un palazzo di sei piani. La sua circonferenza è ben più stretta (288 centimetri) e si può visitare presso la chiesa di Tour di Héréraz.

Il Castagno dei Cento Cavalli è invece di due metri più alto.

Si trova “qualche” chilometro più a sud, alle pendici dell’Etna, e la sua età è stimata tra i due e i quattro millenni. Ha un diametro di circa sedici metri per una circonferenza superiore ai cinquanta.

Gabriele Farina