Gazzetta di Modena

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Analisi choc: «Al Cavone niente scosse»

di Francesco Dondi
Analisi choc: «Al Cavone niente scosse»

Un componente della nuova commissione: «Manca la sismicità indotta, improbabile che i pozzi abbiano innescato il sisma»

20 aprile 2014
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Gilberto Dialuce, in qualità di coordinatore, Paolo Gasparini, Aldo Zollo, Enrico Priolo, Claudio Chiarabba (Ingv), Daniela Di Bucci (Protezione Civile), Riccardo Lanari (Cnr) e Carlo Doglioni (Cirm), sono loro gli esperti che stanno analizzando il report della commissione Ichese e che dovranno esprimersi sulle linee guida da adottare al Cavone per monitorare l’eventuale correlazione tra terremoto ed estrazione. Un gruppo di lavoro che si è già ritrovato quattro volte e conta diverse professionalità di livello. Doglioni, ad esempio, ha lavorato a lungo sulla sismicità dell’area e nel 2007, in un’analisi effettuata insieme ad altri scienziati, prevedeva la possibilità di un terremoto, di magnitudo massima di 5,9 nella dorsale ferrarese poi ribadito anche in diverse conferenze successive. Perché queste informazioni non siano mai state diffuse ai cittadini “normali” resta un mistero, magari non avrebbero cambiato le cose, ma magari un po’ di prevenzione...

Il gruppo di lavoro - incaricato dal ministero dello Sviluppo Economico - sta lavorando senza rimborsi spese e nel giro di un mese dovrebbe offrire le prime risposte operative su ciò che accadrà con i pozzi del Cavone. Ma all’interno della commissione le conclusioni della commissione Ichese sono già state fonte di dibattito. Quel “non si esclude che” ha lasciato perplessi tanto che un componente, contattato dalla Gazzetta, anticipa alcune considerazioni. «In caso di sismicità innescata, cioè attività antropica tale da far premere il grilletto di un terremoto pronto a sparare per cause naturali, si è visto che questa è accompagnata e preceduta da sismicità indotta (puramente artificiale), cioè una nuvola di eventi in genere fino a magnitudo circa 3, raramente maggiore, nell’intorno del pozzo di reiniezione (per lo più entro 2-3 chilometri di distanza), piccoli terremoti prodotti dalla pressione dei fluidi introdotti. Tanti più fluidi e tanto più alta la loro pressione di iniezione, maggiore è la sismicità indotta: una relazione nota fin dagli anni ’60. A Cavone in 30 anni di coltivazione (ma neanche negli ultimi 3) è mai stata osservata sismicità indotta. In nessun posto al mondo è stata documentata in modo incontrovertibile sismicità innescata senza che vi fosse associata anche sismicità indotta, tanto più quando l’innescata sarebbe a oltre 20 chilometri di distanza come in Emilia. A Cavone, inoltre, è stata reiniettata solo l’acqua estratta assieme all’olio, quindi non sono stati aggiunti fluidi e pressioni e la quantità d’acqua in circolo è oltre 10 volte più piccola del campo geotermico di Casaglia, che pure non ha generato sismicità indotta. Seguendo il detto di Paracelso, “è la dose che fa il veleno”. Vi sono altre motivazioni geologico-fisiche che indicano un’assenza di causa-effetto, come la non documentabile connessione idraulica tra il pozzo di Cavone e l’ipocentro molto più profondo e lontano, la migrazione e approfondimento da nordest verso sudovest della sequenza sismica, trend opposti a quelli che ci si dovrebbe attendere nel caso fosse stato il campo di Cavone ad aver innescato il terremoto del maggio 2012».

Una valutazione che spiazza, ma che trova importanti riscontri nella comunità scientifica nazionale. L’analisi va oltre il lavoro che dovrà svolgere il gruppo di esperti - chiamati solo ad indicare linee operative - ma che potrebbe anticipare il risultato post-sperimentazione nei pozzi di Novi, San Possidonio e Mirandola.

@francescodondi

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